Il silenzio del Ministro Tremonti sulla TTF

I tempi per una TTF europea sono maturi. L’accelerazione di alcuni governi dell’UE trova l’esecutivo italiano su posizioni di ambigua ostilità. Alla lettera di Zero Zero Cinque dal Ministero di Via XX Settembre hanno risposto, nuovamente, con il silenzio.

Bussare_alla_portaRilanciata da Il Fatto Quotidiano, Terra, Vita, ICN-News, Valori, Sbilanciamoci, Amisnet e altri organi di informazione (per maggiori dettagli vedi la nostra rassegna stampa), la lettera che la campagna Zero Zero Cinque ha inoltrato Martedì 22 Marzo al Ministro Tremonti perseguiva l’obiettivo di fare luce sulla posizione che il Governo Italiano ha assunto a livello continentale in merito all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie sui mercati dell’Unione Europea o dei soli Paesi dell’area euro.

A distanza di un mese dall’invio postale l’unica risposta che la campagna ha ricevuto dal Ministero è stato l’avviso di consegna della missiva seguito da un silenzio assordante.

Non è la prima volta che vengono ignorati i nostri solleciti e le nostre richieste di un incontro. A passare inosservato e cadere nel dimenticatoio è stato anche l’appello sottoscritto da decine di organizzazioni della società civile internazionale inoltrato all’On. Tremonti l’8 Novembre 2010. In quella circostanza chiedemmo al Ministro di sostenere con forza la proposta di tassare le transazioni finanziarie all’imminente vertice sudcoreano del G20.

 

Già allora il silenzio dell’esecutivo ci ha lasciato perplessi. Si era forse dimenticato il Governo di essere stato impegnato il 16 Giugno del 2010 in Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera a “sostenere in sede di Unione europea e durante i negoziati del processo G8 e G20 la valutazione della fattibilità dell'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie sulle principali valute internazionali” e “..a collaborare con le istituzioni internazionali e gli altri Governi che si sono già espressi a favore della tassa sulle transazioni finanziarie al fine di predisporre una proposta per la sua implementazione”?

Le tre risoluzioni approvate (pdf) lo scorso Giugno nella III Commissione della Camera hanno mostrato un’ampia convergenza fra rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione. Oltre agli On. Barbi (PD) e Evangelisti (IdV) a presentare una risoluzione pro TTF è stato anche l’On. Zacchera (PdL).

Dubitiamo che il Ministro Tremonti ignori (come gli si rammenta nella nostra lettera) che “un primo disegno di legge per introdurre una TTF sia stato depositato alla Camera il 30 Settembre 2010, firmato da parlamentari sia della maggioranza che dell'opposizione. La proposta prevede di introdurre la TTF in Italia nel momento in cui si dovesse raggiungere un numero sufficiente di Paesi europei che approvano una misura analoga.”

Ma di fronte a un crescente interesse bipartisan alla TTF da parte dei parlamentari italiani, il Ministero preferisce mantenere un profilo bassissimo e lasciare senza commento le azioni legislative del Parlamento Italiano.

Non saremmo tuttavia intellettualmente onesti se non riconoscessimo al Ministro alcune interessanti convergenze con le nostre proposte.

Abbiamo accolto positivamente l’affondo di Tremonti contro la speculazione, da lui più volte definita come la “peste del XXI secolo” e additata tra i principali responsabili della tempesta finanziaria che ha piegato – con un contagio senza precedenti - il sistema finanziario globale nell’ultimo triennio e la cui portata stenta a subire un radicale ridimensionamento.

Scagliandosi in più occasioni contro le dinamiche speculative (si veda per esempio l’intervento di Tremonti nella puntata di Annozero del 10 Marzo scorso), il Ministro non ha però, a nostro giudizio, chiarito nitidamente il suo modo di immaginare una controffensiva. Quali misure intende implementare in Italia? Il ritornello della dimensione globale degli interventi di regolamentazione in ambito finanziario (vista la scala globale del mercato finanziario) induce la richiesta di chiarimenti sulle proposte che l’Italia intende avanzare nei consessi internazionali di riferimento (Consiglio Europeo, G-8 - G-20, Nazioni Unite). Da cittadini di questo Paese chiediamo di poter conoscere e valutare le manovre (la loro bontà e praticabilità) in sede internazionale del nostro esecutivo. Per il momento questa posizione resta non pervenuta!

Insomma, condivisibili le intenzioni, ma alquanto sfocato il piano d’azione nella sbandierata lotta contro la speculazione finanziaria.

Torniamo però alla TTF ! Cosa ne pensa il nostro Ministro dell’economia e delle finanze?

Nel corso della conferenza stampa a margine dell’Ecofin di inizio Settembre 2010 l’On. Tremonti ha riconosciuto alla tassa sulle transazioni finanziarie un forte “valore etico” e una relativa facilità di implementazione, salvo parlare di “suicidio” se non la si introducesse su scala globale.

Ma se è vero che un’azione coordinata del maggior numero di nazioni possibile nell’istituzione della tassa è auspicabile, recenti studi mostrano come la fattibilità e l’efficacia della TTF non verrebbero minate se la tassa venisse introdotta in un numero limitato di Paesi.

E’ emblematico il caso della Germania – uno dei maggiori sponsor della TTF in Europa pronta a istituire la tassa anche unilateralmente. La coalizione tedesca Steuer gegen Armut ci segnala infatti (fonte – Ministero delle Finanze tedesco) come il Governo federale abbia previsto già nel Luglio 2010 in occasione dell’approvazione del bilancio preventivo per il triennio 2011-2013 ben 2 miliardi di euro di gettito da TTF per l’anno fiscale 2012.

Il “suicidio” di Tremonti risulta quanto mai discutibile. Non sappiamo ad oggi - ennesimo silenzio ministeriale - da quali argomentazioni tecniche è avallato. Persino il Fondo Monetario Internazionale (di certo non un fervente sostenitore della proposta) ha mostrato cautela nelle proprie conclusioni sulla fuga di capitali e sulla ridislocazione finanziaria paventata dopo l’introduzione della TTF.

L’argomento della “scala di applicazione della tassa” non rende davvero giustizia al Ministro. Può la bontà della nostra proposta essere ridimensionata solo per mancanza di volontà politica di altre nazioni ad attuarla?

Il mancato pronunciamento pubblico del Governo su un tema come la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie - tornato di nuovo ad essere attualissimo – fa da cornice all’ostilità che l’esecutivo italiano manifesta (a porte chiuse e lontano dai riflettori) nei confronti della TTF.

Soprattutto in Europa, diventata da mesi terreno fertile per l’implementazione di una versione regionale della tassa.

Dopo il vertice del G20 di Seul (Novembre 2010) la prospettiva di vedere implementata una TTF su scala globale si è infatti drasticamente attenuata per la forte opposizione alla proposta manifestata trasversalmente dagli USA, dall’Australia, dal Canada e dai paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).

Il riposizionamento del Brasile, il sostegno del Sudafrica e un potenziale cambiamento della compagine governativa in Canada dopo la tornata elettorale dei primi di Maggio unite alla volontà della presidenza francese del G20 per l’anno in corso di sostenere massicciamente la TTF potrebbero incidere sugli equilibri in seno al vertice dei Venti.

Nel frattempo però l’attenzione delle campagne internazionali si è concentrata massicciamente sul Vecchio continente. Sullo scacchiere europeo la proposta di introduzione di una TTF continentale è ora quanto mai concreta. Una “coalizione di volenterosi” guidata dall’asse franco-tedesco e spalleggiata dall’Austria, dal Belgio, dalla Grecia, dalla Spagna e dal Portogallo chiede da tempo l’implementazione della tassa perlomeno nell’area euro.

Un’ipotesi fortemente sostenuta dal Parlamento Europeo che ha approvato in assemblea plenaria l’8 Marzo scorso una mozione che invita la Commissione Europea a sostenere senza indugi l’introduzione della tassa anche solo su scala europea, prescindendo dal raggiungimento di un più ampio consenso internazionale.

La mozione parlamentare approvata a larga maggioranza con il sostegno dei conservatori francesi e tedeschi non ha un valore vincolante e attuativo ma è carica di forte significato di indirizzo politico ed evidenzia l’attenzione dei legislatori europei al tema della regolamentazione del sistema finanziario europeo.

Le speranze di vedere introdotta la TTF nell’Europa a 27 o nello spazio dei Paesi dell’euro passano necessariamente per il raggiungimento di un accordo in seno al Consiglio Europeo – organo che riunisce i capi di Stato e di Governo europei e vera cabina di regia politica dell’Unione.

Nel corso del Consiglio Europeo straordinario dello scorso 11 Marzo per la prima volta nelle conclusioni dei lavori del summit è apparso un esplicito riferimento alla possibilità di introduzione di una TTF su scala regionale (UE o euro gruppo).

Tuttavia, le dichiarazioni del cancelliere austriaco Werner Faymann hanno rivelato come nel corso di questo consesso l’Italia abbia nuovamente manifestato perplessità (quali? Silenzio!) sulla proposta.

A poca distanza dal vertice la proposta di una TTF europea ha trovato un inatteso sponsor nell’ influente presidente dell’Eurogruppo, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker. In una recente intervista alla tedesca Die Welt, Juncker ha manifestato il suo forte sostegno all’introduzione della TTF nell’eurozona, motivando la sua posizione con il malcontento per il modesto contributo che il sistema finanziario europeo ha fornito ai costi della crisi.

Il riposizionamento dell’Italia è davvero più che mai auspicabile ma comprendere la partita dell’Italia attraverso il muro del silenzio tremontiano è un’impresa apparentemente ardua.

All’orizzonte c’è però una schiarita. La posizione dell’Italia dovrà essere finalmente chiarita al Parlamento Italiano, in seguito alla presentazione da parte dell’On. Barbi in Commissione Affari Esteri della Camera di una interrogazione al Ministero degli Affari Esteri.

Seguiremo con attenzione lo svolgimento di questa interrogazione e ve ne daremo notizia nelle prossime newsletter, confidando che la risposta del Governo al Parlamento Italiano ovvero ai cittadini sempre più interessati al tema non abbia connotati generalisti!

La Campagna Zero Zero Cinque chiede di nuovo al Ministro Tremonti di rompere il muro del silenzio, di non nascondersi dietro conclusioni circostanziali ed accettare finalmente il confronto con la società civile italiana!

 

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