Ecofin: Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF)Campagna ZeroZeroCinque: oggi un nuovo passo in avanti per il contrasto alla speculazione finanziaria. Adesso impedire rallentamenti nel processo di definizione legale della TTF e di destinazione del gettito per curare povertà e clima
All’Ecofin di oggi i Paesi europei partecipanti alla cooperazione rafforzata, con l’unica eccezione dell’Estonia, hanno annunciato il raggiungimento di un accordo su alcuni elementi e principi chiave relativi al disegno della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF o Robin Hood Tax). “E’ un compromesso accettabile, pur se meno ambizioso di quanto avremmo voluto; tuttavia le divergenze tra gli Stati Membri erano tali che riteniamo l’accordo raggiunto oggi un passo in avanti che dimostra la volontà dei 10 Stati partecipanti, Italia inclusa, di portare a compimento il negoziato” dichiara Leonardo Becchetti, portavoce della Campagna ZeroZeroCinque.
L’annuncio di oggi ha di fatto fissato alcuni paletti importanti che dovranno essere rispettati nella prosecuzione del negoziato: - a differenza di quanto in vigore oggi in Francia e in Italia verranno tassate tutte le operazioni (anche quelle aperte e chiuse in giornata) e dunque non solo i saldi giornalieri delle posizioni ancora aperte a fine giornata. In questo modo la tassa penalizzerà il trading ad alta frequenza e il capitale “supersonico” puramente speculativo - la tassa dovrà essere applicata alla più ampia base imponibile di derivati, sebbene ulteriori dettagli verranno ulteriormente definiti nei prossimi mesi - gli strumenti di finanza derivata saranno tassati sulla base del principio cumulato di residenza ed emissione
E’ necessario ora prevenire qualsiasi ulteriore diluizione del negoziato per gli elementi che ancora richiedono il raggiungimento di un accordo: - rispetto all’applicazione dei principi di tassazione sulle azioni, l’annuncio fatto oggi sembra riconoscere l’impianto proposto dalla Commissione Europea ovvero la combinazione del principio di residenza ed emissione, tuttavia si fa riferimento alla possibilità in una prima fase di applicare solo il principio di emissione. Se così fosse, è necessario che si preveda fin da ora una clausola di revisione che possa introdurre in una seconda fase l’applicazione anche del principio di residenza. - sull’esenzione dei market makers è necessario elaborare una definizione molto stringente sui segmenti meno liquidi del mercato azionario, altrimenti potrebbe essere alto il rischio di abuso di questa esenzione da parte dagli high frequency traders.
Se questi criteri verranno rispettati la tassa potrà perseguire u duplice obiettivo: i) raccogliere fondi importanti da destinare in parte al finanziamento di beni pubblici globali (ambiente, salute) e in parte al contrasto alla povertà interna agli stati membri; ii) aumentare il costo relativo del capitale supersonico rispetto a quello paziente aiutando a raddrizzare la rotta di un sistema finanziario sempre più autoreferenziale e solo in piccolissima parte orientato al servizio dell’economia reale
“Nella settimana in cui le diplomazie di tutto il mondo sono riunite a Parigi per il negoziato sul clima, i leader europei hanno ancora la chance di dichiarare la loro volontà di finanziarie azioni di contrasto al cambiamento climatico attraverso una parte del gettito derivante dalla Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie. Ci rivolgiamo quindi al Premier Renzi, perché anche l’Italia possa pubblicamente dichiarare l’allocazione di queste risorse per lotta alla povertà e per l’adattamento al cambiamento climatico in Italia e nel mondo” conclude Leonardo Becchetti.
Ufficio stampa Campagna ZeroZeroCinque
Mikhail Maslennikov; Federica Corsi; Mobile: +39 349 7817601;
Cos’è la tassa sulle Transazioni Finanziarie: video esplicativo
Le Robin Hood Campaigns sono attive in 11 Paesi europei. La coalizione italiana sulla TTF è rappresentata dalla Campagna ZeroZeroCinque che riunisce 57 organizzazioni tra ONG, sindacati e realtà del mondo associativo
Sarà l’ennesimo slittamento o è davvero in arrivo l’accordo sulla #TTF europea?
Veloce cronistoria dei continui rimandi. Il leitmotiv è sempre lo stesso: ‘siamo alla ricerca di un compromesso’, con scadenze auto-imposte, finora mai rispettate. Rimbombano ancora forti le parole del Ministro Padoan pronunciate a margine dell’ECOFIN a maggio 2014: ‘C’è accordo per andare avanti nel processo di adozione della tassa sulle transazioni finanziarie, con l’impegno di avere i primi risultati concreti che tasseranno le azioni e alcuni derivati per la fine di quest’anno’. Arriva la fine dell’anno e… niente di fatto!
Perché tanta poca trasparenza in questo negoziato? Il milione di cittadini che ha firmato la petizione a favore della TTF europea ha diritto di sapere cosa accade dietro le quinte e quanto il settore finanziario sta condizionando la definizione di un accordo per difendere propri interessi di mercato. Eppure qualcosa trapela. E’ evidente che in questo negoziato c’è stanchezza e non si vede l’ora di arrivare a un accordo. Bene, ma a che prezzo? La stanchezza fa cedere più velocemente le posizioni e maturare compromessi al ribasso, pur di arrivare… a cosa? Di certo, non a un risultato che soddisfa le migliaia di cittadini che vi hanno chiesto ai propri Leader di essere ‘ambiziosi’.
Domani a margine dell’Ecofin: quale possibile accordo? Accellerate e possibili compromessi al ribasso sono i rischi da scongiurare. Ecco perché ci rivogliamo direttamente a Lei, Ministro Padoan. Come è possibile che nemmeno sui pochi macro-punti di matrice austriaca ci sia un accordo? Qual è la posizione dell’Italia e che partita vuole giocare? L’accordo è in arrivo, a cosa l’Italia contribuirà? A mantenere l’accordo sufficientemente ambizioso ed efficace, o si renderà co-responsabile di un gioco al ribasso? In un contesto di crescita dei livelli di disuguaglianza e povertà sarebbe incomprensibile ai più come si possa scegliere di tutelare gli interessi della finanza speculativa, piuttosto che assicurare delle entrate fiscali in grado di generare risorse estremamente utili e necessarie per programmi di lotta alla povertà in Italia e nel mondo e per finanziare misure di contrasto al cambiamento climatico.
Un milione di Robin Hood per la Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie! Li sentirà Matteo Renzi?
Una piccola tassa dall’aliquota tra lo 0.01% e lo 0.1% da applicarsi ad ogni compravendita di un titolo o strumento finanziario sui mercati regolamentati e over the counter, la TTF rappresenta un’efficace misura di regolamentazione finanziaria. L’imposta, impercettibile per la sua bassa aliquota per un investitore di medio-lungo periodo, penalizza drasticamente lo short-termismo sui mercati, disincentivando le operazioni a brevissimo termine e ad alta frequenza – migliaia di transazioni al secondo, un regime dai connotati altamente speculativi che contraddistingue oggi oltre il 60% delle negoziazioni sui mercati finanziari planetari. Ridurre lo spazio di manovra e i margini di profitto degli high-frequency trader istituzionali ha l’indubbio vantaggio di riportare la finanza al suo compito originario, di intermediazione fra l’offerta di denaro e la domanda di credito da parte delle famiglie e dei settori produttivi dell’economia. Un compito che oggi la finanza stenta ad assolvere, abbagliata dalle scintillanti slot machine, in costante azione, di un casinò finanziario in espansione. La TTF europea ha inoltre un ampio potenziale fiscale. Il recente studio dell’autorevole istituto DIW di Berlino stima per l’Italia un gettito fino a 6 miliardi di euro all’anno da una TTF congetturata in maniera efficace. Risorse che la Campagna ZeroZeroCinque e il suo milione di sostenitori chiedono di destinare alla riduzione delle disuguaglianze sociali e al sostegno dei ceti più deboli in Italia e, su scala internazionale, ai programmi di lotta alla povertà e di contrasto ai cambiamenti climatici.
Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.
Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.
Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari - azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.
Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali - elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne - delle lobby bancarie e finanziarie continentali. Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico. Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull'inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un'aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza. Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.
Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora? Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.
Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.
Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari - azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.
Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali - elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne - delle lobby bancarie e finanziarie continentali. Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico. Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull'inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un'aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza. Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.
Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora? Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.
Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.
Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari - azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.
Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali - elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne - delle lobby bancarie e finanziarie continentali. Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico. Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull'inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un'aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza. Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.
Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora?
Chiediamo al Premier di non lasciare deserta la sedia istituzionale che lo ha simbolicamente atteso l’8 maggio scorso a Piazza Montecitorio e di riceverci nei prossimi giorni per la consegna delle firme. Un milione di cittadini si è mobilitato per una TTF ambiziosa e solidale. Una piccola tassa sulla finanza, ma una grande risorsa per i cittadini e il pianeta. La scelta spetta ora al Premier e alla politica. Una scelta che determinerà da che parte stare: dalla parte della speculazione o dell’equità?
Verso il 9 dicembre: la lunga attesa di un annuncio
Mancano pochi giorni al 9 dicembre, data dell’ultimo vertice ECOFIN (il Consiglio europeo dei Ministri delle Finanze) sotto la presidenza italiana dell’UE. Se volessero rispettare l’impegno assunto pubblicamente lo scorso 6 maggio, sotto i riflettori accesi e con la campagna elettorale per le europee in pieno svolgimento, gli 11 Ministri delle Finanze di altrettanti paesi coinvolti nel negoziato sulla tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF), dovrebbero finalmente annunciare il raggiungimento di un accordo sull’architettura della famosa imposta sulla finanza. Una tassa che può passare alla storia come una delle più popolari di sempre, come dimostra l’enorme potenziale riconosciutole da quasi 840.000 cittadini che hanno firmato la petizione delle campagne internazionali (www.robinhoodpetition.org).
[1] L’aspetto cruciale della direttiva è rappresentato dai principi di applicazione dell’imposta. Una transazione è tassata se una delle parti coinvolte è rappresentata da un’istituzione finanziaria (nozione ampia definita all’Articolo 2 della direttiva) established in uno dei 11 paesi coinvolti (principio di residenza). Il concetto di establishment va al di là della residenza legale del soggetto coinvolto, ma intercetta anche i soggetti residenti fuori dalla tax area di riferimento che operano per conto o in nome di un soggetto residente nella tax area oppure soggetti residenti fuori EU-11 che abbiano ricevuto l’autorizzazione ad operare sui mercati nella tax area comune, ecc. Il principio di residenza è poi rafforzato dal principio della controparte. Secondo questo principio (dalla forte connotazione di extra-territorialità) diventa automaticamente established in uno dei 11 paesi (ed è dunque passibile di imposta) un’istituzione finanziaria fuori dalla tax area che operi come controparte in una transazione con un soggetto established nella tax area. Da ultimo (con questo preciso ordine di priorità) una transazione finanziaria fra due istituzioni finanziarie non established nell’area a 11 è ancora soggetta alla TTF (secondo il principio di emissione) se lo strumento finanziario scambiato è emesso in uno degli 11 paesi della cooperazione rafforzata. In questo caso, entrambe le istituzioni finanziarie vengono considerate established nel paese di emissione. Laddove entrambi i principi sono applicabili simultaneamente, per stabilire l’establishment di ciascuna delle parti nella transazione (indispensabile per stabilire il paese a cui la tassa debba essere versata) si ricorre prioritariamente al principio di residenza. -3 giorni. Conto alla rovescia e pressing sul Governo per la #RobinHoodTax
Rottamare la finanza speculativa e ridare centralità al concetto di finanza al servizio della persona e dell’economia reale. Alcuni Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, potrebbero farlo al prossimo Consiglio dei Ministri delle finanze del 9 dicembre. Ma dobbiamo farci sentire per essere più forti delle lobby della finanza determinate a far naufragare questo progetto. Sostieni con noi la petizione urgente al Ministro Padoan per la #RobinHoodTax
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