Sarà l’ennesimo slittamento o è davvero in arrivo l’accordo sulla #TTF europea?



Il negoziato tra 11 Paesi dell’Unione Europea, tra questi l’Italia, sulla Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF) ha superato ormai da mesi il suo secondo anno di vita. Tra brusche frenate, vicoli ciechi, tanta fatica e improvvisi quanto sporadici slanci.

 

Veloce cronistoria dei continui rimandi. Il leitmotiv è sempre lo stesso: ‘siamo alla ricerca di un compromesso’, con scadenze auto-imposte, finora mai rispettate. Rimbombano ancora forti le parole del Ministro Padoan pronunciate a margine dell’ECOFIN a maggio 2014: ‘C’è accordo per andare avanti nel processo di adozione della tassa sulle transazioni finanziarie, con l’impegno di avere i primi risultati concreti che tasseranno le azioni e alcuni derivati per la fine di quest’anno’. Arriva la fine dell’anno e… niente di fatto!
I negoziati ripartono a regime lo scorso gennaio. Il mese di maggio è ancora il mese dell’ottimismo istituzionale. Il sole tardo-primaverile rinfranca e il Ministro annuncia con soddisfazione ‘Sulla definizione di una tassa sulle transazioni finanziarie e i suoi criteri di applicazione, sono stati fatti importanti progressi e continuando a questa velocità, i paesi europei del cosiddetto G11 (ndr gli 11 Paesi della cooperazione rafforzata coinvolti nel negoziato) potrebbero raggiungere un accordo già entro quest'anno’.

 

Perché tanta poca trasparenza in questo negoziato? Il milione di cittadini che ha firmato la petizione a favore della TTF europea ha diritto di sapere cosa accade dietro le quinte e quanto il settore finanziario sta condizionando la definizione di un accordo per difendere propri interessi di mercato.  
Eppure anche quando interpellati istituzionalmente dal Parlamento italiano, gli esponenti del Governo non hanno mai chiarito con sufficienti dettagli quale fosse la posizione dell’Italia in questo negoziato. Una mancanza di trasparenza che certo non risponde all’esigenza dei cittadini di essere informati e poter così valutare nel merito l’operato del Governo.

 

Eppure qualcosa trapela. E’ evidente che in questo negoziato c’è stanchezza e non si vede l’ora di arrivare a un accordo. Bene, ma a che prezzo? La stanchezza fa cedere più velocemente le posizioni e maturare compromessi al ribasso, pur di arrivare… a cosa? Di certo, non a un risultato che soddisfa le migliaia di cittadini che vi hanno chiesto ai propri Leader di essere ‘ambiziosi’.


La presidenza austriaca del negoziato ha presentato a giugno uno schema di accordo sui ‘pilastri fondamentali’ della TTF. Pochi punti. Ne ricordiamo volentieri i principali:
i)   la più ampia base imponibile possibile per i derivati con applicazione del principio di residenza (come da proposta della Commissione) e differenziazione dell’imponibile a seconda delle diverse categorie di derivati con la possibilità di escludere i derivati con sottostante rappresentato dai titoli di Stato; 
ii)  applicazione del principio di emissione per le azioni
iii) tassazioni di ogni singola transazione azionaria (e non il netting giornaliero come per la TTF italiana);
iv) definizione stringente per le attività di
market-making per evitare che gli high-frequency-trader (veri signori dell’arbitraggio, scalper, provider di liquidità virtuale; ma forse al Ministero se ne vuole difendere il ruolo significativo per la price-formation: ditecelo forte e chiaro, per favore!) possano abusare del regime di market-making;
v) esenzione dalla tassazione dei titoli pubblici.   


Pochi punti che la campagna ZeroZeroCinque è pronta ad accettare!  La proposta austriaca sembra in ogni caso venire incontro a tutte o quasi le riserve istituzionali italiane! 
Non è il miglior risultato possibile, ma vogliamo che non si arretri di un passo di più!



 

Domani a margine dell’Ecofin: quale possibile accordo? Accellerate e possibili compromessi al ribasso sono i rischi da scongiurare. Ecco perché ci rivogliamo direttamente a Lei, Ministro Padoan.  Come è possibile che nemmeno sui pochi macro-punti di matrice austriaca ci sia un accordo? Qual è la posizione dell’Italia e che partita vuole giocare? L’accordo è in arrivo, a cosa l’Italia contribuirà? A mantenere l’accordo sufficientemente ambizioso ed efficace, o si renderà co-responsabile di un gioco al ribasso?
 

In un contesto di crescita dei livelli di disuguaglianza e povertà sarebbe incomprensibile ai più come si possa scegliere di tutelare gli interessi della finanza speculativa, piuttosto che assicurare delle entrate fiscali in grado di generare risorse estremamente utili e necessarie per programmi di lotta alla povertà in Italia e nel mondo e per finanziare misure di contrasto al cambiamento climatico. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un milione di Robin Hood per la Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie! Li sentirà Matteo Renzi?



Obiettivo raggiunto! Sono più di un milione le firme raccolte dalla petizione internazionale a sostegno della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF). Lanciata nel febbraio del 2014 dalla Campagna ZeroZeroCinque e dalle Robin Hood Tax Campaigns europee, la petizione è rivolta ai capi di Stato e di Governo degli 11 Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, coinvolti da più di due anni nel negoziato sulla TTF continentale.

 

Una piccola tassa dall’aliquota tra lo 0.01% e lo 0.1% da applicarsi ad ogni compravendita di un titolo o strumento finanziario sui mercati regolamentati e over the counter, la TTF rappresenta un’efficace misura di regolamentazione finanziaria. L’imposta, impercettibile per la sua bassa aliquota per un investitore di medio-lungo periodo, penalizza drasticamente lo short-termismo sui mercati, disincentivando le operazioni a brevissimo termine e ad alta frequenza – migliaia di transazioni al secondo, un regime dai connotati altamente speculativi che contraddistingue oggi oltre il 60% delle negoziazioni sui mercati finanziari planetari. Ridurre lo spazio di manovra e i margini di profitto degli high-frequency trader istituzionali ha  l’indubbio vantaggio di riportare la finanza al suo compito originario, di intermediazione fra l’offerta di denaro e la domanda di credito da parte delle famiglie e dei settori produttivi dell’economia. Un compito che oggi la finanza stenta ad assolvere, abbagliata dalle scintillanti slot machine, in costante azione, di un casinò finanziario in espansione. La TTF europea ha inoltre un ampio potenziale fiscale. Il recente studio dell’autorevole istituto DIW di Berlino stima per l’Italia un gettito fino a 6 miliardi di euro all’anno da una TTF congetturata in maniera efficace. Risorse che la Campagna ZeroZeroCinque e il suo milione di sostenitori chiedono di destinare alla riduzione delle disuguaglianze sociali e al sostegno dei ceti più deboli in Italia e, su scala internazionale, ai programmi di lotta alla povertà e di contrasto ai cambiamenti climatici.

 

 

 

 

Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.

 

Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.

 

Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari - azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.

 

Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali - elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne - delle lobby bancarie e finanziarie continentali.    

Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto  – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico.

Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull'inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un'aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza.  Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.

 

Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora?

Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.

 

Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.

 

Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari - azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.

 

Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali - elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne - delle lobby bancarie e finanziarie continentali.    

Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto  – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico.

Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull'inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un'aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza.  Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.

 

Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora?

Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.

 

Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.

 

Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari - azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.

 

Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali - elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne - delle lobby bancarie e finanziarie continentali.    

Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto  – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico.

Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull'inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un'aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza.  Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.

 

Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora?

 

 

RobinTAX1

 

 

Chiediamo al Premier di non lasciare deserta la sedia istituzionale che lo ha simbolicamente atteso l’8 maggio scorso a Piazza Montecitorio e di riceverci nei prossimi giorni per la consegna delle firme. Un milione di cittadini si è mobilitato per una TTF ambiziosa e solidale. Una piccola tassa sulla finanza, ma una grande risorsa per i cittadini e il pianeta. La scelta spetta ora al Premier e alla politica. Una scelta che determinerà da che parte stare: dalla parte della speculazione o dell’equità?       

 

                

 

 

 

 

Verso il 9 dicembre: la lunga attesa di un annuncio

 

 

Mancano pochi giorni al 9 dicembre, data dell’ultimo vertice ECOFIN (il Consiglio europeo dei Ministri delle Finanze) sotto la presidenza italiana dell’UE. Se volessero rispettare l’impegno assunto pubblicamente lo scorso 6 maggio, sotto i riflettori accesi e con la campagna elettorale per le europee in pieno svolgimento, gli 11 Ministri delle Finanze di altrettanti paesi coinvolti nel negoziato sulla tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF), dovrebbero finalmente annunciare il raggiungimento di un accordo sull’architettura della famosa imposta sulla finanza. Una tassa che può passare alla storia come una delle più popolari di sempre, come dimostra l’enorme potenziale riconosciutole da quasi 840.000 cittadini che hanno firmato la petizione delle campagne internazionali (www.robinhoodpetition.org).


A  poche ore dalla fatidica data cosa di fatto ci aspettiamo che possa succedere il 9 dicembre a Bruxelles? Difficile sbrogliare la matassa di un negoziato che si svolge con ben poca trasparenza. Una opacità forse voluta per nascondere divergenze fra i paesi partecipanti e muri eretti da alcune delegazioni in difesa dei propri settori finanziari nazionali, una zona d’ombra in cui si muovono con grande destrezza le lobby della finanza.


Dalle poche informazioni trapelate lo stato d’arte dei lavori negoziali non è proprio incoraggiante. È evidente che le quattro economie più forti, Germania, Francia, Italia e Spagna giocano un ruolo di primo piano nella conduzione dei lavori. Assolutamente non trascurabile comunque anche il peso che collettivamente esercitano anche gli altri paesi europei, con dimensione economica minore, aderenti alla cooperazione rafforzata. Ad oggi i paesi del negoziato appaiono divisi in due schieramenti. Da una parte c’è il gruppo dei “paesi piccoli” allineati con la Germania (con l’SPD a imporre un posizionamento progressista sulla TTF al Governo Merkel-Schauble) favorevoli ad una soluzione di ampio respiro della TTF europea molto vicina all’ambizioso testo Semeta. Poche o nessuna esenzione su azioni e derivati, seppure al costo di aliquote possibilmente riviste al ribasso e misurato sostegno all’applicazione del principio di residenza e di emissione[1] come da proposta della Commissione Europea. Dall’altra parte c’è la Francia (sostenuta dalla Spagna) che ripropone il velleitario e modestissimo modello di TTF sulle sole azioni  in vigore Oltralpe dall’estate 2012. La Francia, nelle vesti del proprio Ministro delle Finanze Michel Sapin rappresenta, al momento il più grande ostacolo per un disegno audace della TTF europea. Sul fronte della tassazione delle azioni i francesi propongono di includere nella base imponibile solo le azioni emesse nella giurisdizione fiscale a 11 (principio di applicazione che non dispiace all’Italia che l’ha adottato per la propria TTF nazionale), depotenziando il principio di residenza della Commissione. Un principio, quello della residenza, che ha invece il merito di disincentivare pratiche predatorie e a brevissimo termine (dalla valenza speculativa) da parte degli operatori residenti nella tax area che verrebbe meno se si tassassero solo le transazioni in azioni individuate secondo il criterio del paese di emissione.  Ben più preoccupante la fortissima resistenza del governo francese all’inclusione degli strumenti derivati nella base imponibile della TTF continentale. Ad oggi i francesi hanno mostrato un’apertura esclusivamente sulla tassazione dei credit default swaps con un veto sulle altre classi di prodotti strutturati (come gli interest rate derivatives, la classe di derivati dal più ampio volume delle transazioni). Persino l’inclusione – che sembrerebbe del tutto naturale per evitare l’elusione della tassa sulle azioni – degli equity derivatives (intercettati, seppur in maniera debole, persino dalla TTF italiana) è, secondo i francesi, fuori di ogni discussione, con le posizioni dei leader europei, BNP Paribas e Societè Generale, in questo segmento del mercato dei derivatiminacciate e dunque da salvaguardare.  Le resistenze di un governo socialista in difesa del vantaggio competitivo del proprio settore bancario-finanziario in un comparto come quello degli strumenti derivati, usati per oltre l’80% dagli istituti di credito continentali per puro trading e non per finalità assicurative (hedging, finalità originaria dei derivati), desta, e ci concediamo un eufemismo, spiacevole stupore.


E l’Italia? Da sempre tiepido verso il dossier in esame, il nostro Ministero delle Finanze sembra voler raggiungere un compromesso che definisca un modello di imposta più ampio rispetto al modello di TTF attualmente in vigore nel Belpaese (soprattutto dopo aver ottenuto anche in Europea l’esclusione dei titoli di stato dalla base imponibile per il discutibile timore - mai del tutto argomentato tecnicamente – di ripercussioni della TTF sui tassi di interesse sul nostro debito sovrano). Desta preoccupazione che l’Italia possa essere interessata alla soluzione al ribasso dell’applicazione del solo principio di emissione per le azioni; sembra invece più solida la posizione italiana favorevole all’ampliamento della base imponibile almeno ad alcuni derivati cosa che quindi dovrebbe spingere il nostro Governo a ritenere irricevibile la proposta francese. 


E’ evidente comunque il quadro di impasse in cui versa il negoziato sulla TTF, ad oggi non superabile dalle delegazioni tecniche nazionali. Solo un intervento e una manifestazione di forte volontà politica da parte dei Capi di Stato e di Governo dei paesi della cooperazione rafforzata potrebbero sbloccare  lo stallo in questo ultimo scorcio pre-ECOFIN. Proprio per questo, lunedì 8 dicembre, alla vigilia del vertice, le Robin Hood Tax Campaigns nelle principali  capitali europee coinvolte nel negoziato, Roma, Berlino, Parigi e Madrid, ricorderanno ai propri leader gli impegni assunti e il potenziale di una misura efficace per il contrasto alla speculazione sui mercati finanziari  e dal forte potenziale fiscale con un gettito significativo (tra i 30 e i 35 miliardi di euro annui) da destinare per programmi di welfare e contrasto alla povertà in Italia, progetti di solidarietà internazionale e mitigazione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici.


Il 9 è alle porte. Noi cittadini europei ci aspettiamo l’annuncio di un accordo ambizioso su una TTF efficace e solidale. Non accettiamo il pretesto del “dover annunciare qualcosa pur di rispettare l’impegno di maggio” per giustificare l’introduzione di una imposta che non scalfisca il trading speculativo e non sia in grado di ripristinare un autentico regime di equità fiscale, recuperando risorse da destinare al finanziamento di beni pubblici nazionali e globali da un settore sotto-tassato e salvato (senza chiedere quasi nulla in cambio e senza imporre regole e vigilanza serrate) con somme astronomiche dalle casse pubbliche, i nostri soldi.
Il 9 è alle porte. Il Governo italiano e i Governi europei devono compiere una scelta, e con questa scelta dimostreranno da che parte stanno.  


Continuate intanto anche voi a sostenere la richiesta di una TTF efficace e solidale con questa petizione urgente su Change.org indirizzata al Ministro Padoan: "Dalla parte di Robin Hood: una freccia contro la speculazione. Un futuro più giusto è nelle nostre mani. #RobinHoodTax".

 


[1]  L’aspetto cruciale della direttiva è rappresentato dai principi di applicazione dell’imposta. Una transazione è tassata se una delle parti coinvolte è rappresentata da un’istituzione finanziaria (nozione ampia definita all’Articolo 2 della direttiva) established in uno dei 11 paesi coinvolti (principio di residenza). Il concetto di establishment va al di là della residenza legale del soggetto coinvolto, ma intercetta anche i soggetti residenti fuori dalla tax area di riferimento che operano per conto o in nome di un soggetto residente nella tax area oppure soggetti residenti fuori EU-11 che abbiano ricevuto l’autorizzazione ad operare sui mercati nella tax area comune, ecc. Il principio di residenza è poi rafforzato dal principio della controparte. Secondo questo principio (dalla forte connotazione di extra-territorialità) diventa automaticamente established in uno dei 11 paesi (ed è dunque passibile di imposta) un’istituzione finanziaria fuori dalla tax area che operi come controparte in una transazione con un soggetto established nella tax area. Da ultimo (con questo preciso ordine di priorità) una transazione finanziaria fra due istituzioni finanziarie non established nell’area a 11 è ancora soggetta alla TTF (secondo il principio di emissione) se lo strumento finanziario scambiato è emesso in uno degli 11 paesi della cooperazione rafforzata. In questo caso, entrambe le istituzioni finanziarie vengono considerate established nel paese di emissione. Laddove entrambi i principi sono applicabili simultaneamente, per stabilire l’establishment di ciascuna delle parti nella transazione (indispensabile per stabilire il paese a cui la tassa debba essere versata) si ricorre prioritariamente al principio di residenza.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

-3 giorni. Conto alla rovescia e pressing sul Governo per la #RobinHoodTax

 

Rottamare la finanza speculativa e ridare centralità al concetto di finanza al servizio della persona e dell’economia reale. Alcuni Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, potrebbero farlo al prossimo Consiglio dei Ministri delle finanze del 9 dicembre. Ma dobbiamo farci sentire per essere più forti delle lobby della finanza determinate a far naufragare questo progetto. Sostieni con noi la petizione urgente al Ministro Padoan per la #RobinHoodTax 

 

 

Petizione zerozerocinque su change.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dichiarazione congiunta delle campagne europee

In vista dell'Ecofin di domani 7 novembre, più di 1000 organizzazioni della società civile di 11 Paesi europei e rappresentative di oltre 50 milioni di cittadini europei, denunciano lo stallo negoziale ed il rischio di annacquamento  da parte di Francia, Italia e Spagna di un accordo per l'introduzione della  TTF europea.

 

 

European Civil Society Statement in advance of ECOFIN on 7 November
signed by more than
1000 organisations and trade unions from 11 European countries
representing more than 50 million European citizens

 

Testo e firme: scarica qui

 

European civil society, including trade unions, deplore the lack of progress made by the 11 Member States negotiating the Financial Transactions Tax (FTT).

It is unacceptable for the Ministers of Finance of France, Italy and Spain to consider watering down proposals under pressure from the financial sector in defiance of public opinion[1]. We strongly urge Ministers Sapin, Padoan and de Guindos to include the taxation of the broadest possible class of derivatives and High Frequency Trading activity.

Most speculative transactions can be captured: the issue is not technical feasibility[2], but political will. 

At a time when European citizens are making sacrifices under austerity and inequalities are on the rise worldwide, none of the 11 Member States can afford to forego revenue of more than 30 billion euros[3] and miss the opportunity to regulate finance. The financial sector is under-taxed - it can afford to be taxed more to repay the costs of public bailouts and the on-going costs of the recession it caused.  

Therefore we call on the 11 Member States pursing an FTT agreement under the Enhanced Cooperation Procedure to conclude an ambitious tax in national and international solidarity.

 

 

 

Civil society networks / coalitions and trade union federations in support of this statement:

 

 

European FTT Coalitions

 

1. Austria: On behalf ofa broad coalition of 159 civil society organisations:

Heinz Hödl – Director, KOO-Coordination Office of the Austrian Bishop’s Conference for Development and Mission

Annelies Vilim– Director, Global Responsibility, Austrian Platform for Development and Humanitarian Aid

Alexandra Strickner –Chairperson, ATTAC Austria 

Martin Schenk – Austrian Network against Poverty and Social Exclusion

Alexander Egit – Director, Greenpeace CEE

 

2. Belgium:On behalf ofa broad coalition of 150 civil society organisations and over 25,000 volunteers:

Arnaud Zacharie – General Secretary, CNCD-11.11.11

Stefaan Declercq – Director, Oxfam Belgium

Eric Goeman – Spokesperson, Attac Flanders / Coordination Financial Action Network

Bogdan Vanden Berghe – Director, 11.11.11

 

3. Denmark:On behalf ofthe Danish Robin Hood Coalition of 14 civil society organisations:

Lars Koch – Director of Policy and Campaigns, IBIS

Ole Klammer – Spokesperson, Attac Denmark

 

4. Finland: On behalf of aPlatform of 318 development NGOs:

Timo Lappalainen – Executive Director, KEPA (the national platform for Finnish development NGOs)

 

5. France: NGOs and citizens supporting the French Robin Hood Tax Campaign, including:

Stéphane Calmont, Vice-President, AIDES

Hakima Himmich, President, Coalition PLUS

Thomas Coutrot - Spokesperson, Attac France

Patrick Bertrand - Executive Director, Global Health Advocates

Guy Flury - Member of the board, Collectif Roosevelt

 

6. Germany: On behalf of theSteuer gegen Armut’campaign, a coalition of 98 civil society organisations:

Detlev v. Larcher – Spokesperson, Steuer gegen Armut / Steering Committee, Attac Germany

 

7. Italy: On behalf of ZeroZeroCinque, a coalition of 57 Italian civil society organisations:


Leonardo Becchetti – Spokesperson, ZeroZeroCinque Campaign

 

8. Ireland: On behalf of the Claiming our Future FTT campaign, supported by 25 civil society organisations:

Niall Crowley – Convener, Claiming our Future

 

9. Portugal: On behalf of the Portuguese Platform of 65 Development NGOs:

Pedro Krupenski – President,Plataforma Portuguesa das ONGD

 

10. Spain: On behalf ofLa Plataforma ITF ¡YA!, Paraísos fiscales ¡NO! supported by 14 CSOs andLa Alianza Española por la Tasa Robin Hood, supported by 11 CSOs:

Ricardo García Zaldívar – President, Attac España

Vanessa López – Executive Director, Salud por Derecho

 

11. UK: On behalf oftheRobin Hood Tax campaign, a coalition of 115 UK organisations:

David Hillman – Director, Stamp Out Poverty / Robin Hood Tax Steering Group

 

 

CSO Networks / Organisations

 

1. Action For Global Health (AfGH) - representing14 NGOs from the health community, and national AfGH platforms based in 6 European countries and in Brussels

Tim Roosen, Coordinator

 

2. ActionAid International– a federation that spans 45 countries

Adriano Campolina, Chief Executive

 

3. Climate Action Network (CAN) Europe - representing130 member organisations

Wendel Trio, Director

 

4. CIDSE – representing17 Catholic Development organisationsin Europe and North America

Bernd Nilles, Secretary-General

 

5. European Anti-Poverty Network – representing31 networksof voluntary organisations and grassroots groups

Barbara Helferrich, Director

 

6. Friends of the Earth Europe (FOEE) – representing more than 30 national organisations

Magda Stoczkiewicz, Director

 

7. Global Call to Action Against Poverty (GCAP)Europe – representing more than 1000 organisations

Ingo Ritz, Director of Programmes

 

8. International HIV/AIDs Alliance –an alliance of 40 independent civil society organisations

Anton Ofield-Kerr, Head of Policy

 

9. Oxfam International– a confederation of 17 organisations working together in more than 90 countries

 

Winnie Byanyima, Executive Director

 

10. Stop AIDS Alliance– a joint initiative by STOP AIDS NOW! and the International HIV/AIDS Alliance

Arben Fetai, Senior EU Policy Advisor

 

 

Trade Union Federations

 

European Federations:

 

1. European Trade Union Confederation (ETUC)– representing more than 60 million members of 88 national trade union confederations in 37 countries

Bernadette Segol, General Secretary

 

2. European Federation of Public Service Unions (EPSU) – representing 8 Million workers from 265 trade unions

 Jan Willem Goudriaan, General Secretary

 

French Federations:

 

3. Confédération Française Démocratique du Travail (CFDT) – representing 15 federations

Laurent Berger, General Secretary

 

4.L'Union Nationale des Syndicats Autonomes (UNSA)

Luc Bérille, General Secretary

 

Italian Federations:

 

5. Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori (CISL)

 Annamaria Furlan, General Secretary

 

6. Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) – representing over 5 million members in 12 federations

Susanna Camusso, General Secretary

 

7. Unione Italiana del Lavoro (UIL) – representing over 2 million members

Luigi Angeletti, General Secretary

 

Spanish Federations:

 

8.Unión Sindical Obrera (USO) 

            Javier de Vicente, Secretario de Acción Internacional 

 

9. Trade Union Confederation of Comisiones Obreras (CCOO) – representing 1 million members

Ignacio F. Toxo, General Secretary

 

Austrian Federations:

 

10. AK Europa 

 

11. ÖGB Europabüro (Austrian Trade Union Federation)

 

Slovenian Federation:

 

12. Education, Science and Culture Trade Union of Slovenia (ESTUS)

Branimir Strukelj, General Secretary

 

 

 

 

 

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