Verso il 9 dicembre: la lunga attesa di un annuncio

 

 

Mancano pochi giorni al 9 dicembre, data dell’ultimo vertice ECOFIN (il Consiglio europeo dei Ministri delle Finanze) sotto la presidenza italiana dell’UE. Se volessero rispettare l’impegno assunto pubblicamente lo scorso 6 maggio, sotto i riflettori accesi e con la campagna elettorale per le europee in pieno svolgimento, gli 11 Ministri delle Finanze di altrettanti paesi coinvolti nel negoziato sulla tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF), dovrebbero finalmente annunciare il raggiungimento di un accordo sull’architettura della famosa imposta sulla finanza. Una tassa che può passare alla storia come una delle più popolari di sempre, come dimostra l’enorme potenziale riconosciutole da quasi 840.000 cittadini che hanno firmato la petizione delle campagne internazionali (www.robinhoodpetition.org).


A  poche ore dalla fatidica data cosa di fatto ci aspettiamo che possa succedere il 9 dicembre a Bruxelles? Difficile sbrogliare la matassa di un negoziato che si svolge con ben poca trasparenza. Una opacità forse voluta per nascondere divergenze fra i paesi partecipanti e muri eretti da alcune delegazioni in difesa dei propri settori finanziari nazionali, una zona d’ombra in cui si muovono con grande destrezza le lobby della finanza.


Dalle poche informazioni trapelate lo stato d’arte dei lavori negoziali non è proprio incoraggiante. È evidente che le quattro economie più forti, Germania, Francia, Italia e Spagna giocano un ruolo di primo piano nella conduzione dei lavori. Assolutamente non trascurabile comunque anche il peso che collettivamente esercitano anche gli altri paesi europei, con dimensione economica minore, aderenti alla cooperazione rafforzata. Ad oggi i paesi del negoziato appaiono divisi in due schieramenti. Da una parte c’è il gruppo dei “paesi piccoli” allineati con la Germania (con l’SPD a imporre un posizionamento progressista sulla TTF al Governo Merkel-Schauble) favorevoli ad una soluzione di ampio respiro della TTF europea molto vicina all’ambizioso testo Semeta. Poche o nessuna esenzione su azioni e derivati, seppure al costo di aliquote possibilmente riviste al ribasso e misurato sostegno all’applicazione del principio di residenza e di emissione[1] come da proposta della Commissione Europea. Dall’altra parte c’è la Francia (sostenuta dalla Spagna) che ripropone il velleitario e modestissimo modello di TTF sulle sole azioni  in vigore Oltralpe dall’estate 2012. La Francia, nelle vesti del proprio Ministro delle Finanze Michel Sapin rappresenta, al momento il più grande ostacolo per un disegno audace della TTF europea. Sul fronte della tassazione delle azioni i francesi propongono di includere nella base imponibile solo le azioni emesse nella giurisdizione fiscale a 11 (principio di applicazione che non dispiace all’Italia che l’ha adottato per la propria TTF nazionale), depotenziando il principio di residenza della Commissione. Un principio, quello della residenza, che ha invece il merito di disincentivare pratiche predatorie e a brevissimo termine (dalla valenza speculativa) da parte degli operatori residenti nella tax area che verrebbe meno se si tassassero solo le transazioni in azioni individuate secondo il criterio del paese di emissione.  Ben più preoccupante la fortissima resistenza del governo francese all’inclusione degli strumenti derivati nella base imponibile della TTF continentale. Ad oggi i francesi hanno mostrato un’apertura esclusivamente sulla tassazione dei credit default swaps con un veto sulle altre classi di prodotti strutturati (come gli interest rate derivatives, la classe di derivati dal più ampio volume delle transazioni). Persino l’inclusione – che sembrerebbe del tutto naturale per evitare l’elusione della tassa sulle azioni – degli equity derivatives (intercettati, seppur in maniera debole, persino dalla TTF italiana) è, secondo i francesi, fuori di ogni discussione, con le posizioni dei leader europei, BNP Paribas e Societè Generale, in questo segmento del mercato dei derivatiminacciate e dunque da salvaguardare.  Le resistenze di un governo socialista in difesa del vantaggio competitivo del proprio settore bancario-finanziario in un comparto come quello degli strumenti derivati, usati per oltre l’80% dagli istituti di credito continentali per puro trading e non per finalità assicurative (hedging, finalità originaria dei derivati), desta, e ci concediamo un eufemismo, spiacevole stupore.


E l’Italia? Da sempre tiepido verso il dossier in esame, il nostro Ministero delle Finanze sembra voler raggiungere un compromesso che definisca un modello di imposta più ampio rispetto al modello di TTF attualmente in vigore nel Belpaese (soprattutto dopo aver ottenuto anche in Europea l’esclusione dei titoli di stato dalla base imponibile per il discutibile timore - mai del tutto argomentato tecnicamente – di ripercussioni della TTF sui tassi di interesse sul nostro debito sovrano). Desta preoccupazione che l’Italia possa essere interessata alla soluzione al ribasso dell’applicazione del solo principio di emissione per le azioni; sembra invece più solida la posizione italiana favorevole all’ampliamento della base imponibile almeno ad alcuni derivati cosa che quindi dovrebbe spingere il nostro Governo a ritenere irricevibile la proposta francese. 


E’ evidente comunque il quadro di impasse in cui versa il negoziato sulla TTF, ad oggi non superabile dalle delegazioni tecniche nazionali. Solo un intervento e una manifestazione di forte volontà politica da parte dei Capi di Stato e di Governo dei paesi della cooperazione rafforzata potrebbero sbloccare  lo stallo in questo ultimo scorcio pre-ECOFIN. Proprio per questo, lunedì 8 dicembre, alla vigilia del vertice, le Robin Hood Tax Campaigns nelle principali  capitali europee coinvolte nel negoziato, Roma, Berlino, Parigi e Madrid, ricorderanno ai propri leader gli impegni assunti e il potenziale di una misura efficace per il contrasto alla speculazione sui mercati finanziari  e dal forte potenziale fiscale con un gettito significativo (tra i 30 e i 35 miliardi di euro annui) da destinare per programmi di welfare e contrasto alla povertà in Italia, progetti di solidarietà internazionale e mitigazione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici.


Il 9 è alle porte. Noi cittadini europei ci aspettiamo l’annuncio di un accordo ambizioso su una TTF efficace e solidale. Non accettiamo il pretesto del “dover annunciare qualcosa pur di rispettare l’impegno di maggio” per giustificare l’introduzione di una imposta che non scalfisca il trading speculativo e non sia in grado di ripristinare un autentico regime di equità fiscale, recuperando risorse da destinare al finanziamento di beni pubblici nazionali e globali da un settore sotto-tassato e salvato (senza chiedere quasi nulla in cambio e senza imporre regole e vigilanza serrate) con somme astronomiche dalle casse pubbliche, i nostri soldi.
Il 9 è alle porte. Il Governo italiano e i Governi europei devono compiere una scelta, e con questa scelta dimostreranno da che parte stanno.  


Continuate intanto anche voi a sostenere la richiesta di una TTF efficace e solidale con questa petizione urgente su Change.org indirizzata al Ministro Padoan: "Dalla parte di Robin Hood: una freccia contro la speculazione. Un futuro più giusto è nelle nostre mani. #RobinHoodTax".

 


[1]  L’aspetto cruciale della direttiva è rappresentato dai principi di applicazione dell’imposta. Una transazione è tassata se una delle parti coinvolte è rappresentata da un’istituzione finanziaria (nozione ampia definita all’Articolo 2 della direttiva) established in uno dei 11 paesi coinvolti (principio di residenza). Il concetto di establishment va al di là della residenza legale del soggetto coinvolto, ma intercetta anche i soggetti residenti fuori dalla tax area di riferimento che operano per conto o in nome di un soggetto residente nella tax area oppure soggetti residenti fuori EU-11 che abbiano ricevuto l’autorizzazione ad operare sui mercati nella tax area comune, ecc. Il principio di residenza è poi rafforzato dal principio della controparte. Secondo questo principio (dalla forte connotazione di extra-territorialità) diventa automaticamente established in uno dei 11 paesi (ed è dunque passibile di imposta) un’istituzione finanziaria fuori dalla tax area che operi come controparte in una transazione con un soggetto established nella tax area. Da ultimo (con questo preciso ordine di priorità) una transazione finanziaria fra due istituzioni finanziarie non established nell’area a 11 è ancora soggetta alla TTF (secondo il principio di emissione) se lo strumento finanziario scambiato è emesso in uno degli 11 paesi della cooperazione rafforzata. In questo caso, entrambe le istituzioni finanziarie vengono considerate established nel paese di emissione. Laddove entrambi i principi sono applicabili simultaneamente, per stabilire l’establishment di ciascuna delle parti nella transazione (indispensabile per stabilire il paese a cui la tassa debba essere versata) si ricorre prioritariamente al principio di residenza.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

-3 giorni. Conto alla rovescia e pressing sul Governo per la #RobinHoodTax

 

Rottamare la finanza speculativa e ridare centralità al concetto di finanza al servizio della persona e dell’economia reale. Alcuni Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, potrebbero farlo al prossimo Consiglio dei Ministri delle finanze del 9 dicembre. Ma dobbiamo farci sentire per essere più forti delle lobby della finanza determinate a far naufragare questo progetto. Sostieni con noi la petizione urgente al Ministro Padoan per la #RobinHoodTax 

 

 

Petizione zerozerocinque su change.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dichiarazione congiunta delle campagne europee

In vista dell'Ecofin di domani 7 novembre, più di 1000 organizzazioni della società civile di 11 Paesi europei e rappresentative di oltre 50 milioni di cittadini europei, denunciano lo stallo negoziale ed il rischio di annacquamento  da parte di Francia, Italia e Spagna di un accordo per l'introduzione della  TTF europea.

 

 

European Civil Society Statement in advance of ECOFIN on 7 November
signed by more than
1000 organisations and trade unions from 11 European countries
representing more than 50 million European citizens

 

Testo e firme: scarica qui

 

European civil society, including trade unions, deplore the lack of progress made by the 11 Member States negotiating the Financial Transactions Tax (FTT).

It is unacceptable for the Ministers of Finance of France, Italy and Spain to consider watering down proposals under pressure from the financial sector in defiance of public opinion[1]. We strongly urge Ministers Sapin, Padoan and de Guindos to include the taxation of the broadest possible class of derivatives and High Frequency Trading activity.

Most speculative transactions can be captured: the issue is not technical feasibility[2], but political will. 

At a time when European citizens are making sacrifices under austerity and inequalities are on the rise worldwide, none of the 11 Member States can afford to forego revenue of more than 30 billion euros[3] and miss the opportunity to regulate finance. The financial sector is under-taxed - it can afford to be taxed more to repay the costs of public bailouts and the on-going costs of the recession it caused.  

Therefore we call on the 11 Member States pursing an FTT agreement under the Enhanced Cooperation Procedure to conclude an ambitious tax in national and international solidarity.

 

 

 

Civil society networks / coalitions and trade union federations in support of this statement:

 

 

European FTT Coalitions

 

1. Austria: On behalf ofa broad coalition of 159 civil society organisations:

Heinz Hödl – Director, KOO-Coordination Office of the Austrian Bishop’s Conference for Development and Mission

Annelies Vilim– Director, Global Responsibility, Austrian Platform for Development and Humanitarian Aid

Alexandra Strickner –Chairperson, ATTAC Austria 

Martin Schenk – Austrian Network against Poverty and Social Exclusion

Alexander Egit – Director, Greenpeace CEE

 

2. Belgium:On behalf ofa broad coalition of 150 civil society organisations and over 25,000 volunteers:

Arnaud Zacharie – General Secretary, CNCD-11.11.11

Stefaan Declercq – Director, Oxfam Belgium

Eric Goeman – Spokesperson, Attac Flanders / Coordination Financial Action Network

Bogdan Vanden Berghe – Director, 11.11.11

 

3. Denmark:On behalf ofthe Danish Robin Hood Coalition of 14 civil society organisations:

Lars Koch – Director of Policy and Campaigns, IBIS

Ole Klammer – Spokesperson, Attac Denmark

 

4. Finland: On behalf of aPlatform of 318 development NGOs:

Timo Lappalainen – Executive Director, KEPA (the national platform for Finnish development NGOs)

 

5. France: NGOs and citizens supporting the French Robin Hood Tax Campaign, including:

Stéphane Calmont, Vice-President, AIDES

Hakima Himmich, President, Coalition PLUS

Thomas Coutrot - Spokesperson, Attac France

Patrick Bertrand - Executive Director, Global Health Advocates

Guy Flury - Member of the board, Collectif Roosevelt

 

6. Germany: On behalf of theSteuer gegen Armut’campaign, a coalition of 98 civil society organisations:

Detlev v. Larcher – Spokesperson, Steuer gegen Armut / Steering Committee, Attac Germany

 

7. Italy: On behalf of ZeroZeroCinque, a coalition of 57 Italian civil society organisations:


Leonardo Becchetti – Spokesperson, ZeroZeroCinque Campaign

 

8. Ireland: On behalf of the Claiming our Future FTT campaign, supported by 25 civil society organisations:

Niall Crowley – Convener, Claiming our Future

 

9. Portugal: On behalf of the Portuguese Platform of 65 Development NGOs:

Pedro Krupenski – President,Plataforma Portuguesa das ONGD

 

10. Spain: On behalf ofLa Plataforma ITF ¡YA!, Paraísos fiscales ¡NO! supported by 14 CSOs andLa Alianza Española por la Tasa Robin Hood, supported by 11 CSOs:

Ricardo García Zaldívar – President, Attac España

Vanessa López – Executive Director, Salud por Derecho

 

11. UK: On behalf oftheRobin Hood Tax campaign, a coalition of 115 UK organisations:

David Hillman – Director, Stamp Out Poverty / Robin Hood Tax Steering Group

 

 

CSO Networks / Organisations

 

1. Action For Global Health (AfGH) - representing14 NGOs from the health community, and national AfGH platforms based in 6 European countries and in Brussels

Tim Roosen, Coordinator

 

2. ActionAid International– a federation that spans 45 countries

Adriano Campolina, Chief Executive

 

3. Climate Action Network (CAN) Europe - representing130 member organisations

Wendel Trio, Director

 

4. CIDSE – representing17 Catholic Development organisationsin Europe and North America

Bernd Nilles, Secretary-General

 

5. European Anti-Poverty Network – representing31 networksof voluntary organisations and grassroots groups

Barbara Helferrich, Director

 

6. Friends of the Earth Europe (FOEE) – representing more than 30 national organisations

Magda Stoczkiewicz, Director

 

7. Global Call to Action Against Poverty (GCAP)Europe – representing more than 1000 organisations

Ingo Ritz, Director of Programmes

 

8. International HIV/AIDs Alliance –an alliance of 40 independent civil society organisations

Anton Ofield-Kerr, Head of Policy

 

9. Oxfam International– a confederation of 17 organisations working together in more than 90 countries

 

Winnie Byanyima, Executive Director

 

10. Stop AIDS Alliance– a joint initiative by STOP AIDS NOW! and the International HIV/AIDS Alliance

Arben Fetai, Senior EU Policy Advisor

 

 

Trade Union Federations

 

European Federations:

 

1. European Trade Union Confederation (ETUC)– representing more than 60 million members of 88 national trade union confederations in 37 countries

Bernadette Segol, General Secretary

 

2. European Federation of Public Service Unions (EPSU) – representing 8 Million workers from 265 trade unions

 Jan Willem Goudriaan, General Secretary

 

French Federations:

 

3. Confédération Française Démocratique du Travail (CFDT) – representing 15 federations

Laurent Berger, General Secretary

 

4.L'Union Nationale des Syndicats Autonomes (UNSA)

Luc Bérille, General Secretary

 

Italian Federations:

 

5. Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori (CISL)

 Annamaria Furlan, General Secretary

 

6. Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) – representing over 5 million members in 12 federations

Susanna Camusso, General Secretary

 

7. Unione Italiana del Lavoro (UIL) – representing over 2 million members

Luigi Angeletti, General Secretary

 

Spanish Federations:

 

8.Unión Sindical Obrera (USO) 

            Javier de Vicente, Secretario de Acción Internacional 

 

9. Trade Union Confederation of Comisiones Obreras (CCOO) – representing 1 million members

Ignacio F. Toxo, General Secretary

 

Austrian Federations:

 

10. AK Europa 

 

11. ÖGB Europabüro (Austrian Trade Union Federation)

 

Slovenian Federation:

 

12. Education, Science and Culture Trade Union of Slovenia (ESTUS)

Branimir Strukelj, General Secretary

 

 

 

 

Rischio di un impegno disatteso?

Le nostre domande al Governo sulla TTF europea



Dicembre è alle porte e con esso ci si avvia alla conclusione del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. Il momento appare propizio per misurare la solidità degli intenti della compagine governativa italiana sull’importante dossier della tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF).


Proprio dicembre era stato infatti individuato in tarda primavera come l’orizzonte temporale entro il quale gli 11 paesi membri dell’UE aderenti alla procedura della cooperazione rafforzata sulla TTF, tra cui l’Italia, avrebbero consolidato un accordo sui dettagli tecnici della prima fase di implementazione dell’imposta armonizzata sulle transazioni in azioni e alcuni “strumenti derivati” da introdurre sui rispettivi mercati finanziari a partire dal 1 Gennaio 2016.
Una road map annunciata sotto le luci dei riflettori, pubblicamente, al vertice ECOFIN del 6 Maggio scorso, a distanza di pochi giorni dall’apertura delle urne per il rinnovo del Parlamento europeo.
Un annuncio minimalista rispetto alla proposta progressista di direttiva elaborata dalla Commissione Europea che la Campagna ZeroZeroCinque ha da subito ritenuto ancora troppo poco ambizioso, pur riconoscendo l’importanza che almeno un impegno politico del genere fosse stato espresso pubblicamente.
Un annuncio indubbiamente di compromesso che rifletteva le diversità di vedute sul disegno della tassa fra i rappresentanti dei paesi riuniti al tavolo negoziale ma che offriva anche un’altra chiave di lettura, segnando l’intenzione degli 11 di superare le perduranti divergenze e raggiungere un accordo entro l’anno, un accordo atteso dalle tante campagne della società civile europea e dagli oltre 780.000 cittadini-sostenitori della misura fiscale in Europa (www.robinhoodpetition.org).


Con l’avvio a inizio luglio della presidenza di turno dell’UE, l’Italia assumeva l’importante ruolo di coordinamento dei lavori negoziali. Un ruolo di facilitazione e moderazione del negoziato da finalizzare entro il proprio mandato.
Dicembre è alle porte e a che punto siamo? Cosa sta facendo il nostro governo per favorire attivamente il raggiungimento dell’accordo?
I primi quattro mesi della Presidenza italiana non sembrano purtroppo aver prodotto una concreta mitigazione delle divergenze nei diversi posizionamenti nazionali.   


Sono tante le domande che come organizzazioni e cittadini attivi sul tema ci poniamo! Domande che  vorrebbero trovare delle risposte chiare da parte di  chi ci governa.


Qual è la posizione italiana nel negoziato? Come mai vengono del tutto ignorate le richieste di trasparenza sull’orientamento italiano su questo dossier avanzate da parte della cittadinanza? Perché la lettera pubblica inviata lo scorso luglio al Premier Renzi e al Ministro Padoan unitariamente da tutte le campagne europee e network internazionali con proposte concrete per un efficace  disegno della tassa e la destinazione del suo gettito rimane ancora senza risposta?


Come mai il Premier Renzi che in una passata edizione della Leopolda aveva inserito la TTF tra le 100 proposte del Wiki-PD non si esprime pubblicamente sul tema?


Come mai il Sottosegretario Del Rio che, in passato, in qualità di presidente dell’ANCI aveva sostenuto apertamente la misura fiscale e i network italiani pro-TTF, non sembra farsene promotore in Consiglio dei Ministri, nonostante pubblicamente sollecitato da più di cinque mesi?


Un presidente del Consiglio dei Ministri che si proclama innovatore non riesce forse a vedere il potenziale da apripista che la tassa sulle transazioni finanziarie implica per la regolamentazione di un settore che a distanza di anni dallo scoppio della crisi e dopo una cospicua iniezione di liquidità pubblica con conseguente sofferenza per gli erari europei appare tutt’altro che incline a sostenere famiglie ed economia reale?


E il potenziale fiscale della misura? In un momento difficile per le finanze pubbliche, con la sopraggiunta richiesta da Bruxelles di un adeguamento dello 0,3% del deficit strutturale rispetto a quanto previsto dalla legge di stabilità, la TTF – se ben costruita – non rappresenta forse un vero e proprio “tesoretto” cui ricorrere per le misure di sostegno al welfare e di contrasto alla povertà in Italia in preoccupante espansione come fotografato dall’ISTAT? Non rappresenta forse uno degli strumenti innovativi da tempo auspicati per finanziare lo sviluppo dei Paesi poveri e per poter dare urgenti risposte per il contrasto ai cambiamenti climatici a livello internazionale?  Non è forse sopraggiunto il momento di introdurre un’imposta che scoraggi movimenti speculativi e pratiche predatorie sui mercati piuttosto che ricorrere a un progressivo aumento dell’IVA (con ricadute indistinte per tutti i consumatori italiani) preventivato nella “clausola di salvaguardia” della finanziaria?


Tante domande che destano seria preoccupazione. Dicembre è alle porte: è tempo di assoluta trasparenza e di risposte concrete su un dossier innovativo con ricadute benefiche per la collettività tutta. Ci aspettiamo che il nostro Governo insieme agli altri Governi europei impegnati in questo percorso sia in grado  di  “dare concretamente seguito” a un impegno assunto  pubblicamente e non più rimandabile.

 

 

 

#1TweetAlGiorno per chiedere conto al Governo…

 

Lo scorso 3 luglio la Campagna ZeroZeroCinque insieme ad altre 12 campagne europee sulla TTF (per un totale di oltre 1000 organizzazioni) e altre 7500 organizzazioni aderenti a reti e coalizioni internazionali hanno inoltrato una lettera aperta  al Presidente del Consiglio Renzi e al Ministro dell’Economia Padoan, invitando il nostro Governo, all’avvio della Presidenza italiana dell’UE, a coordinare in maniera costruttiva i lavori negoziali sulla TTF europea (cooperazione rafforzata fra Italia, Spagna, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Belgio, Austria, Slovenia, Slovacchia ed Estonia) durante il proprio mandato, assicurando, entro la fine dell’anno, la definizione di un accordo ambizioso sulla prima fase di implementazione della misura fiscale.


Tutti insieme e forti del sostegno di oltre 780.000 firmatari della petizione internazionale abbiamo avanzato richieste specifiche su un disegno solido e di difficile evasione della tassa anti-speculazione e chiesto un impegno formale sulla destinazione dei proventi dell’imposta per la lotta contro la povertà a livello nazionale e internazionale, la cooperazione allo sviluppo e la mitigazione delle esternalità negative dei cambiamenti climatici.  


A distanza di più di due mesi la risposta del Governo alle nostre istanze, depositate sulle scrivanie che contano, è un silenzio assordante.  Un segnale di intollerabile disinteresse per le proposte di tanti cittadini europei che da tanto tempo chiamano i loro rappresentanti istituzionali a un confronto schietto e soprattutto pubblico sulla necessità di introdurre una misura oculata di tassazione della finanza dalla duplice valenza fiscale e di regolamentazione di un settore che, sostenuto nei giorni più neri dalle finanze pubbliche – dai soldi nostri,  è tornato, come se niente fosse, alle pratiche predatorie pre-crisi.


La mancanza di trasparenza su un dossier come quello sulla TTF europea, il totale disinteresse a favorire un fruttuoso dibattito pubblico nel paese, a spiegare e motivare ai cittadini le proprie scelte e recepire i contributi della cittadinanza attiva sono un ennesimo segnale di uno status quo consolidato: la sempre più incolmabile distanza fra i cittadini e le istituzioni. Laddove manca la trasparenza, si insinua poi il più che legittimo dubbio sui forti condizionamenti che in materia i decisori politici subiscono da parte delle istituzioni finanziarie nazionali e dei loro rappresentanti di interesse che trovano, plausibilmente con disarmante facilità, accesso ai piani alti dei palazzi di potere e non faticano di certo a presentare in totale penombra le proprie preoccupazioni e consigli-“raccomandazioni ” da soggetti regolati ai propri regolatori. 


In un paese in cui proposte di legge su iniziativa popolare nazionali e regionali presentate alle assemblee elettive spesso non arrivano nemmeno ad essere calendarizzate, in cui chiare e inequivocabili indicazioni di volontà popolare espresse in momenti referendari partecipati vengono disattese, una lettera pubblica che non ha avuto risposta potrebbe non destare troppo stupore.


Noi però non ci stiamo. Esigiamo una risposta anche perché il negoziato (a porte chiuse) sulla prima fase della TTF europea volge al termine e il cruciale ruolo di coordinamento dei lavori negoziali è ricoperto oggi proprio dal nostro Governo. Non bastano le parole sintetiche del Ministro sul “negoziato che va avanti” e sull’“intenzione di arrivare a un accordo entro fine anno ”.  I cittadini devono poter valutare in dettaglio le scelte dei propri rappresentanti e poter dire la loro!


La Campagna ZeroZeroCinque e i firmatari internazionali della lettera a Renzi e Padoan sono da oggi virtualmente alla porta di Palazzo Chigi e di via XX Settembre. “Busseremo” a turno ogni giorno su Twitter a Renzi e Padoan, instancabilmente, fino a quando dall’altra parte non risponderanno! 


Seguite l’azione su Twitter e aderite! Il testo del tweet è a discrezione di ciascuno purchè si utilizzi

-          l’hashtag dell’azione #1tweetalgiorno

-          gli account twitter di Renzi e Padoan: @matteorenzi @PCPadoan

-          il link alla lettera non risposta: tinyurl.com/pszxb4s



Pronti…partenza…”c’è nessuno?”…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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