Italia

LA GRANDE ASSENTE?

In Europa la tassa sulle transazioni finanziarie ha un forte sponsor istituzionale! Ma la strada verso l’implementazione della tassa su scala regionale è tutt’altro che in discesa.

L’Italia rimane la grande assente del dibattito continentale sulla TTF.

Il 28 Settembre 2011 poteva essere un giorno qualunque. Ma nel personalissimo calendario di Zero Zero Cinque e delle campagne internazionali impegnate da più di due anni nella promozione della tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) la giornata è stata vissuta con particolare fermento. 

Nella mattinata del 28, dopo un cauto lavoro di studio che ha impegnato lo staff tecnico della Direzione Generale Fiscalità e unione doganale della Commissione Europea per tutta la primavera e l’estate del 2011, la Commissione presieduta da Barroso ha finalmente reso pubblico lo studio d’impatto sulla TTF accompagnato – fatto ancor più significativo - da una proposta di direttiva europea che prevede l’implementazione della tassa nell’UE a partire dal 1 Gennaio 2014.

Dopo tanti tentennamenti la Commissione Europea, incalzata dalle pressioni dell’asse franco-tedesco, si allinea dunque sulle posizioni favorevoli alla tassa sulle transazioni finanziarie espresse in più occasioni nel corso del 2010 e del 2011 dal Parlamento Europeo e al recente appello che l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha rivolto all’OCSE che configura l’introduzione di una TTF su scala globale tra le misure volte ad aiutare la governance economica mondiale

La proposta della Commissione rappresenta un passo importante – il primo passo concreto dopo mesi di dichiarazioni di intenti da parte delle più disparate autorità ed istituzioni internazionali - perché riconosce l’efficacia della TTF nella sua azione di contrasto alla speculazione finanziaria senza impattare negativamente l'economia reale e si manifesta come un segnale della volontà delle istituzioni europee di attuare un primo intervento di regolamentazione della “finanza-casinò” e arginarne gli impatti più deleteri sui cittadini e sul sistema produttivo europeo. 

Il testo della direttiva presenta potenzialmente alcuni aspetti di debolezza su cui si sta concentrando l’attenzione dello staff tecnico e scientifico delle campagne internazionali. Vanno  predisposte contromisure più efficaci alla capacità degli operatori finanziari europei di eludere in maniera sofisticata la tassa, la base imponibile dovrebbe essere ampliata, includendo le transazioni valutarie spot (aumentando così il gettito della tassa, al momento stimato dalla Commissione intorno a 57 miliardi di euro annui a regime), i tassi imponibili possono essere resi progressivi in relazione alla rischiosità degli strumenti finanziari utilizzati o comunque riportati tutti allo 0,05% (dagli attuali 0,1% per azioni e bond e 0,01%  per gli strumenti derivati). Non ultima la destinazione dei proventi della tassa che le campagne internazionali vorrebbero devolute al 50% per le politiche sociali nei Paesi che implementano la tassa e al 50% per i programmi di lotta alla povertà e la mitigazione dei cambiamenti climatici nel Sud globale, messo letteralmente in ginocchio dalla crisi della finanza occidentale.

Nonostante le criticità della direttiva riportate dagli attivisti europei pro TTF, il posizionamento della Commissione segna una pietra miliare nella datata storia della Tobin Tax (di cui la tassa sulle transazioni rappresenta una moderna estensione): un’istituzione centrale ha accolto una proposta di buon senso, dai costi di applicazione trascurabili e di facile implementazione sul piano tecnico lanciata dalla società civile globale.

Ma gettare questo granello di sabbia nei meccanismi ben oleati della finanza europea non sarà così facile!

Per entrare in vigore una direttiva della Commissione in materia fiscale ha bisogno dell’approvazione all’unanimità della stessa in sede di Consiglio Europeo, organo esecutivo dell’UE formato dai capi di Stato e di Governo dell’Unione.

 E l’unanimità delle posizioni dei paesi membri dell’Europa a 27 è ancora difficilmente immaginabile.

Le odierne reticenze dell’Olanda, della Svezia e della Repubblica Ceca sono offuscate da un’opposizione serrata del Regno Unito - la più grande economia finanziaria del Vecchio Continente con il suo cuore pulsante nella City londinese - il cui ministro dell’economia George Osborne vede con favore la TTF solo su scala globale, precludendo allo stesso tempo la strada a una sua variante regionale.

Il timore di Osborne (non condiviso tra l’altro da Lord Adair Turner, chairman della FSA – la Consob britannica) di una fuga di capitali da Londra è estremamente discutibile (sul mercato londinese è infatti in vigore da quasi trent’anni la Stamp Duty – una tassa di bollo dello 0,5% che raccoglie tra i 3 e i 4 miliardi di sterline l’anno e che non ha determinato negli ultimi vent’anni alcuna significativa dislocazione finanziaria ovvero fughe di massa verso altri mercati degli operatori di trading della City), mentre il suo invito a configurare la tassa su scala globale è destinato (e Osborne ne è ben consapevole) a cadere nel vuoto, data l’ostilità per la TTF della sua controparte oltreoceano, il segretario di Stato per il Tesoro statunitense, Timothy Geithner.

Gli scenari nordamericani possono tuttavia mutare radicalmente. La proposta della Commissione europea e l’insostenibilità del debito americano hanno avuto una eco anche nel Nuovo Mondo, spingendo il deputato dell’Oregon Peter De Fazio e il Senatore dell’Iowa, Tom Harkin (entrambi democratici) a farsi promotori di una legge pro TTF al Congresso.

L’amministrazione Obama, in caduta vertiginosa di consensi in vista delle presidenziali del 2012 potrebbe inoltre avvallare l’ondata di indignazione verso gli eccessi della borsa americana espressa in queste settimane dal movimento Occupy Wall Street. Solo pochi giorni fa il noto editorialista del New York Times, Nicholas Kristof, si è rivolto ai suoi concittadini indignati accampati a Zuccotti Park a due passi da Broadway, con una serie di suggerimenti volti a conferire (com’è già accaduto in Grecia e Spagna) un connotato di proposta ai mal di pancia dei manifestanti. Tra questi la richiesta di un tassa antispeculazione da implementare a Wall Street!

 La Commissione Europea nel frattempo fa davvero sul serio! Il 6 Ottobre scorso il Commissario alla Tassazione Semeta ha difeso strenuamente la proposta della TTF europea in sede di commissione ECON del Parlamento Europeo, respingendo gli attacchi dei conservatori britannici e dei liberali svedesi.

La proposta infastidisce le lobby finanziarie che hanno aumentato negli ultimi giorni l’azione di pressione sui governi europei, manifestando tutta la propria insofferenza alla proposta di Barroso dalle pagine del Wall Street Journal e del Financial Times. E se la strada per un consenso universale alla TTF in Europa è ancora lunga, lo schieramento degli Stati membri dell’Unione favorevoli all’implementazione della tassa su scala continentale si va sempre ampliando. Accanto ai capofila Francia e Germania ci sono ora la Spagna, il Portogallo, la Grecia, il Belgio, l’Austria, il Lussemburgo, la Finlandia e la Norvegia e nuovi posizionamenti sono attesi a margine del vertice del Consiglio Europeo del 17 -18 Ottobre.

 Le settimane che ci separano dal summit dei capi di Stato e di Governo del G-20 (3-4 Novembre 2011 a Cannes) saranno convulse e sono ipotizzabili diverse consultazioni multilaterali perché l’Europa possa parlare con una sola e forte voce al vertice dei Venti Grandi e avanzare con risolutezza, come auspicato da Barroso e dal Cancelliere Merkel, la proposta di una TTF globale, confidando in un sostegno delle emergenti economie extraeuropee come il Brasile, il Sudafrica, l’Indonesia e il Messico.

Ma se il consenso a livello G-20 o l’unanimità europea sembrano ora un traguardo davvero ambizioso, un nuovo scenario si profila all’orizzonte a breve termine - l’implementazione della TTF da parte di una coalizione degli Stati (europei) pilota che potrebbero stimolare un graduale ampliamento del fronte dei paesi che farebbero ricorso a questa misura fiscale.

Il ruolo di timonieri di una tale coalizione ricadrebbe necessariamente sulle grandi economie europee (Regno Unito escluso) il cui esempio potrebbe essere seguito da economie minori. Il posizionamento italiano diventa in questo contesto particolarmente significativo, ma il profilo che l’esecutivo italiano mantiene (e da tempo) sul tema - in un momento in cui il nostro paese è più che mai esposto a movimenti speculativi sul debito sovrano e il reperimento di risorse aggiuntive per le politiche di rilancio della stagnante economia dello Stivale e di contenimento dei tagli al welfare pubblico e alla spesa sociale sarebbe carico di considerevole significato politico e sociale - è pressoché disarmante.

L’unico sussurro che il Ministero dell’Economia ha rivolto indirettamente alla Campagna Zero Zero Cinque (dopo alcuni tentativi di interlocuzione andati a vuoto per il silenzio ministeriale) è racchiuso in poche righe - il contenuto di una concisa risposta a un’interrogazione parlamentare promossa dalla nostra campagna (pdf) lo scorso 4 Maggio.

Il Governo si arroccava in una posizione attendista rispetto alle posizioni che sarebbero state prese a livello europeo e internazionale. Ora che lo studio di impatto della Commissione è pubblico e che la stessa CE si è spinta ben oltre, i silenzi del Ministro Tremonti (fiero oppositore della speculazione finanziaria – la “peste del XXI secolo”) non dovrebbero però avere ragion d’essere.

L’Europa si è mossa! L’Italia appoggi senza indugi la proposta di una TTF europea!

Il mese di Ottobre si preannuncia carico di novità e risvolti imprevedibili! La campagna Zero Zero Cinque ti invita a seguirne gli sviluppi e la storia, aderendo alla nostra mobilitazione multimediale! Abbiamo bisogno anche di te per chiedere al Governo italiano di schierarsi a favore della tassa sulle transazioni finanziarie in Europa!

Indignati, appassionati e decisi in una emozionante battaglia di civiltà!

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