Tassa sulle Transazioni Finanziarie al bivio tra consenso europeo o compromesso europeo

La tassa sulle transazioni finanziarie è stata ieri al centro del dibattito del Consiglio Europeo dei Ministri dell’Economia e delle Finanze (Ecofin). Su sollecitazione di 9 Stati Membri, tra cui anche l’Italia, la Presidenza danese ha accolto la richiesta di accelerare il Europa_StelleR375dibattito sulla proposta di direttiva europea sulla TTF,  definendo internamente all’Ecofin e ai suoi gruppi di lavoro un percorso di approfondimento tecnico che possa portare entro giugno 2012 al raggiungimento di un più ampio consenso politico europeo che e quindi all’introduzione della direttiva o all’adozione di soluzioni alternative.

Il dibattito trasmesso pubblicamente in video streaming ha dato una panoramica interessante sulle posizioni assunte dagli Stati Membri. Nonostante vi sia un ampio riconoscimento sulla necessità di regolare il settore finanziario attualmente detassato e di imporre misure che possano al contempo ridare stabilità ai mercati e trasmettere un chiaro segnale ai cittadini europei sulla volontà dei Governi di far contribuire equamente il settore finanziario ai costi generati dalla crisi, il raggiungimento di un consenso europeo a 27 sembra ancora lontano per l’ostruzionismo posto da alcuni Stati Membri particolarmente sensibili agli interessi delle proprie lobby finanziarie che additano la TTF come una misura che inciderebbe negativamente sulla crescita e l’occupazione in Europa e che provocherebbe la fuga di capitali verso altre piazze di affari in cui tale tassa non verrebbe imposta. Argomentazioni su cui la stessa Commissione ha già fornito analisi che ne smontano la fondatezza e che verranno ulteriormente approfondite grazie ad ulteriori contributi tecnici che gli esperti della CE stanno predisponendo e che secondo quanto riferito dal Commissario Semeta, verranno presentati al prossimo working party o nella riunione informale dell’Ecofin.  Segnaliamo inoltre un recente rapporto  degli economisti Stephany Griffith-Jones e Avinash Persaud presentato al PE volto a dimostrare che l’effetto netto della TTF sul PIL sarà positivo (dando risalto alla riduzione della probabilità di crisi future), smontando quindi del tutto le preoccupazioni relative ad una riduzione della crescita e ad un calo occupazionale.

Il Presidente Monti ha ribadito per l’Italia pieno supporto alla proposta della TTF a livello europeo, evidenziando una preferenza per l’introduzione della stessa in tutti i 27 Stati Membri. La disponibilità dell’Italia a lavorare per il raggiungimento di un accordo europeo sul tema della TTF rimane immutata, ed associandosi a quanto espresso dal Ministro delle Finanze tedesco Monti ha sottolineato che una mancata intesa a livello globale sulla TTF non dovrebbe essere una buona ragione per paralizzarne l’introduzione a livello europeo. A livello tecnico Monti ha richiamato l’attenzione della Commissione a considerare più approfonditamente la questione dell’impatto della TTF sul costo dei capitali per le imprese, le famiglie e per il settore pubblico.  A questo proposito evidenziamo un rapporto recentemente pubblicato dagli economisti Dean Baker e Helene Jorgensen in cui si argomenta come costi più alti delle transazioni possano in realtà migliorare il funzionamento dei mercati finanziari riducendo operazioni speculative e rendendo disponibili maggiori risorse per investimenti di lungo periodo.

Il rischio che si intravede nelle discussioni dell’Ecofin di ieri sulla TTF è che invece di cercare un più ampio consenso europeo, l’Europa possa ripiegare su un compromesso in cui cercare una soluzione alternativa alla TTF sulla quale ottenere il consenso di tutti gli Stati Membri. In questo senso si guarda ad esempio all’estensione in ambito europeo della Stamp Duty britannica (alla quale il Regno Unito non dovrebbe opporsi) che però non risponderebbe ad una regolamentazione di tutti gli strumenti finanziari (derivati inclusi) e non sarebbe sufficiente a frenare la speculazione e a generare un gettito significativo da investire per la lotta alla povertà in Europa e nel mondo e per il contrasto ai cambiamenti climatici. Un compromesso volto ad indebolire il disegno della TTF sarebbe inefficace per il perseguimento degli obiettivi posti dalla tassa e tradirebbe lo spirito con cui l’opinione pubblica europea sta ampiamente sostenendo l’introduzione di questa tassa.  Un pericoloso boomerang da scongiurare.

 

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