Falso Mito 4: I pensionati pagheranno

Non saranno i pensionati a dover sostenere il costo della tassa. Al contrario di altri investitori i fondi pensione (ovunque nel mondo) perseguono strategie di investimento di lungo periodo. L’ampia maggioranza del loro capitale è investito su orizzonti di lungo periodo, per cui una piccolissima tassa applicata in entrata ed in uscita dal mercato avrebbe un impatto del tutto insignificante rispetto ad altri costi e benefici.

La considerazione cruciale che deve essere fatta quando si parla dell’impatto della TTF è il periodo di proprietà dello strumento. Il costo della TTF è inversamente proporzionale alla durata dell’investimento. È molto alto per chi opera sul mercato in ottica a breve termine (comprando e vendendo un titolo ogni ora, ogni giorno dell’anno), è marginale per chi opera con scambio a medio termine (comprando e detenendo un’azione per un anno), e diventa assolutamente irrilevante per chi opera con investimenti a lungo termine (comprando e detenendo un’obbligazione per 10 anni fino alla sua naturale scadenza).

I fondi pensione cambiano il loro portafoglio soltanto una volta ogni 2 anni. Un operatore ad alta frequenza invece cambia il suo portafoglio ogni giorno e potrebbe quindi arrivare a pagare la tassa migliaia di volte in più rispetto alla media dei fondi pensione (Persaud, 2012).

Un’ulteriore importante distinzione deve essere spiegata. Ci sono principalmente due sistemi pensionistici: quelli finanziati dai trasferimenti pubblici e quelli finanziati da capitali di investimento pre-finanziati (appunto i fondi pensione). La TTF potrebbe soltanto avere un impatto sui secondi, in quanto le pensioni finanziate da trasferimenti pubblici non hanno alcun legame con il mercato finanziario e quindi non sono soggetti alla tassa. La modalità per trasferimenti pubblici è valida per ben oltre il 50% dei redditi dei pensionati in Europa (con l’eccezione di Olanda, Gran Bretagna e Finlandia). Viceversa, le pensioni finanziate da fondi pensione sono meno del 10% in 11 paesi dell’UE (Francia, Grecia, Belgio, Italia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Austria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca), 15% in Germania e rappresentano una cospicua fonte di reddito (circa il 20%) per 6 paesi (Finlandia, Olanda, Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda, Svezia). Non sorprende quindi che siano proprio i paesi afferenti a quest’ultima lista ad esprimere maggiori preoccupazioni su spinta delle rispettive lobby finanziarie.

Infine, riducendo il rischio sistematico associato all’High Frequency Trading, la TTF contribuirebbe alla stabilità del mercato finanziario, migliorando le prestazioni delle pensioni nel lungo periodo.

 

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