Falso Mito 9

Falso Mito 9: L’esperienza fallimentare della Svezia sulla TTF è la prova che la TTF non può funzionare

Gli oppositori della TTF spesso citano l’esperienza negativa della Svezia che tra il 1984 e il 1991 ha applicato una TTF sulle azioni, per dimostrare che la TTF non può funzionare. Comunque, l’esistenza di esperienze di successo in molte altre nazioni che applicano la TTF, è la conferma che l’esperienza della Svezia è un’eccezione non la regola. È ormai ampiamente riconosciuto che il problema nel caso della Svezia era legato al modello specifico con cui era stata disegnata la tassa e non più in generale al concetto di tassazione delle transazioni finanziarie.

Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale redatto per il G20 nel settembre 2010, ha posto in evidenza due problemi.

1-    La tassa sulle azioni veniva applicata solo agli scambi attraverso intermediari svedesi, rendendo quindi la tassa facilmente eludibile servendosi di intermediari non svedesi. Di conseguenza, molti degli scambi relativi al capitale azionario della Svezia si è spostato verso intermediari britannici. Al contrario, la Stamp Duty in Gran Bretagna si applica all’acquisto di azioni di aziende britanniche ovunque avvenga lo scambio nel mondo, in quanto il pagamento è connesso al trasferimento legale del titolo di proprietà e non può quindi essere evaso. La maggior parte degli investitori è disposto a pagare una modesta tassa pur di avere certezza della proprietà legale del bene.

2-    La tassa così come era proposta e applicada dal 1989 al 1990 ha comportato uno spostamento verso altri strumenti finanziari non soggetti alla tassa, dai prestiti alle imprese ai derivati quali gli swap.

La conclusione del FMI sul caso della Svezia non è stata quella di rigettare la TTF, quanto piuttosto di raccomandare una base di applicazione della tassa che possa essere la più onnicomprensiva possibile al fine di scoraggiarne l’evasione e di trarre vantaggio dagli appigli legali e amministrativi per assicurarne l’adempienza.

 

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