Giù le mani dalla tassa sulle transazioni finanziarie

di Andrea Baranes, Portavoce Campagna ZeroZeroCinque

Siamo contrari alla tassa contro la speculazione, ma se mai si dovesse fare, è logico che i soldi finiscano a tutelare gli speculatori e a incentivare la speculazione.
Si potrebbe riassumere così la posizione espressa ieri dal governatore della BCE Mario Draghi, secondo il quale da un lato l'introduzione della tassa potrebbe comportare degli svantaggi concorrenziali, ma dall'altro gli eventuali introiti potrebbero essere usati per i fondi di risoluzione delle banche, ovvero per finanziare la gestione dei fallimenti bancari.
Cerchiamo di capire meglio. Innumerevoli studi hanno chiarito la fattibilità della tassa sulle transazioni finanziarie anche in un numero limitato di Paesi, per poi estenderla progressivamente. Permetterebbe da una parte di raccogliere un gettito da destinare alla tutela dei beni pubblici globali, alla cooperazione internazionale, alla lotta contro i cambiamenti climatici, dall'altra di frenare le operazioni speculative. Soprattutto, si tratterebbe finalmente di un segnale della volontà politica di regolare un sistema finanziario fuori controllo.
Draghi, al contrario, insiste a ripetere gli stessi argomenti delle lobby finanziarie. Argomenti confutati da tempo, quali la difficoltà di una sua introduzione in assenza di un accordo internazionale. Ma questo non è nulla. Nelle parole del governatore della BCE, incredibilmente, se mai la TTF venisse adottata, il gettito dovrebbe andare allo stesso mondo bancario e finanziario responsabile della crisi e della speculazione. Non una tassa per fare pagare a chi ha provocato l'attuale crisi almeno una parte del suo costo, invece di continuare a riversarlo sui cittadini, ma una gigantesca partita di giro, in cui si tassa chi specula per girare i soldi a chi fallisce perché ha speculato troppo e male.
E questo non è ancora nulla, perché una simile misura rappresenta in ultima analisi un incentivo all'azzardo morale. Grazie al gettito della TTF si destinano risorse per aiutare chi si è comportato male. In pratica, per disincentivare il gioco d'azzardo, viene introdotta una minima tassa sulle puntate. Scoprite poi che il gettito di questa tassa viene utilizzato per rimborsare i giocatori che dovessero perdere. Uno splendido incentivo a moltiplicare le puntate e ad assumersi sempre più rischi. Finché le cose vanno bene si moltiplicano i profitti privati, quando qualcosa va male è già pronta la ciambella di salvataggio.
Dopo quattro anni dallo scoppio della peggiore crisi degli ultimi decenni, una montagna di vertici internazionali, dal G20 in poi, non ha partorito nemmeno il proverbiale topolino. Enormi impatti sui cittadini, dalla crisi stessa e dai piani di salvataggio e misure di austerità messe i piedi per continuare a sorreggere a suon di miliardi una finanza ipertrofica. Dall'altro lato, nessun limite e nessun vincolo per i responsabili della crisi. Il mercato dei derivati segna nuovi record, i paradisi fiscali prosperano, l'High frequency trading cresce ogni giorno, si moltiplicano i bonus milionari per i banchieri.
Persino una proposta di buon senso come la TTF si scontra da anni contro il muro di lobby dei grandi attori della finanza. Oggi ci viene detto che anche questa misura, se mai venisse introdotta, dovrebbe servire a tutelare gli interessi degli squali della finanza-casinò. Complimenti davvero. Di fronte a tanta lungimiranza politica, ci permettiamo appena di avanzare un suggerimento: perché non pensare anche una bella imposta sugli asili nido per incrementare i piani di stock option dei trader finanziari? Siamo certi che i cittadini tutti continuerebbero a essere ben felici di vedere come i vertici delle istituzioni europee continuano a lavorare per loro e a tutelare i loro interessi.

 

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