Rischio di un impegno disatteso?

Le nostre domande al Governo sulla TTF europea



Dicembre è alle porte e con esso ci si avvia alla conclusione del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. Il momento appare propizio per misurare la solidità degli intenti della compagine governativa italiana sull’importante dossier della tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF).


Proprio dicembre era stato infatti individuato in tarda primavera come l’orizzonte temporale entro il quale gli 11 paesi membri dell’UE aderenti alla procedura della cooperazione rafforzata sulla TTF, tra cui l’Italia, avrebbero consolidato un accordo sui dettagli tecnici della prima fase di implementazione dell’imposta armonizzata sulle transazioni in azioni e alcuni “strumenti derivati” da introdurre sui rispettivi mercati finanziari a partire dal 1 Gennaio 2016.
Una road map annunciata sotto le luci dei riflettori, pubblicamente, al vertice ECOFIN del 6 Maggio scorso, a distanza di pochi giorni dall’apertura delle urne per il rinnovo del Parlamento europeo.
Un annuncio minimalista rispetto alla proposta progressista di direttiva elaborata dalla Commissione Europea che la Campagna ZeroZeroCinque ha da subito ritenuto ancora troppo poco ambizioso, pur riconoscendo l’importanza che almeno un impegno politico del genere fosse stato espresso pubblicamente.
Un annuncio indubbiamente di compromesso che rifletteva le diversità di vedute sul disegno della tassa fra i rappresentanti dei paesi riuniti al tavolo negoziale ma che offriva anche un’altra chiave di lettura, segnando l’intenzione degli 11 di superare le perduranti divergenze e raggiungere un accordo entro l’anno, un accordo atteso dalle tante campagne della società civile europea e dagli oltre 780.000 cittadini-sostenitori della misura fiscale in Europa (www.robinhoodpetition.org).


Con l’avvio a inizio luglio della presidenza di turno dell’UE, l’Italia assumeva l’importante ruolo di coordinamento dei lavori negoziali. Un ruolo di facilitazione e moderazione del negoziato da finalizzare entro il proprio mandato.
Dicembre è alle porte e a che punto siamo? Cosa sta facendo il nostro governo per favorire attivamente il raggiungimento dell’accordo?
I primi quattro mesi della Presidenza italiana non sembrano purtroppo aver prodotto una concreta mitigazione delle divergenze nei diversi posizionamenti nazionali.   


Sono tante le domande che come organizzazioni e cittadini attivi sul tema ci poniamo! Domande che  vorrebbero trovare delle risposte chiare da parte di  chi ci governa.


Qual è la posizione italiana nel negoziato? Come mai vengono del tutto ignorate le richieste di trasparenza sull’orientamento italiano su questo dossier avanzate da parte della cittadinanza? Perché la lettera pubblica inviata lo scorso luglio al Premier Renzi e al Ministro Padoan unitariamente da tutte le campagne europee e network internazionali con proposte concrete per un efficace  disegno della tassa e la destinazione del suo gettito rimane ancora senza risposta?


Come mai il Premier Renzi che in una passata edizione della Leopolda aveva inserito la TTF tra le 100 proposte del Wiki-PD non si esprime pubblicamente sul tema?


Come mai il Sottosegretario Del Rio che, in passato, in qualità di presidente dell’ANCI aveva sostenuto apertamente la misura fiscale e i network italiani pro-TTF, non sembra farsene promotore in Consiglio dei Ministri, nonostante pubblicamente sollecitato da più di cinque mesi?


Un presidente del Consiglio dei Ministri che si proclama innovatore non riesce forse a vedere il potenziale da apripista che la tassa sulle transazioni finanziarie implica per la regolamentazione di un settore che a distanza di anni dallo scoppio della crisi e dopo una cospicua iniezione di liquidità pubblica con conseguente sofferenza per gli erari europei appare tutt’altro che incline a sostenere famiglie ed economia reale?


E il potenziale fiscale della misura? In un momento difficile per le finanze pubbliche, con la sopraggiunta richiesta da Bruxelles di un adeguamento dello 0,3% del deficit strutturale rispetto a quanto previsto dalla legge di stabilità, la TTF – se ben costruita – non rappresenta forse un vero e proprio “tesoretto” cui ricorrere per le misure di sostegno al welfare e di contrasto alla povertà in Italia in preoccupante espansione come fotografato dall’ISTAT? Non rappresenta forse uno degli strumenti innovativi da tempo auspicati per finanziare lo sviluppo dei Paesi poveri e per poter dare urgenti risposte per il contrasto ai cambiamenti climatici a livello internazionale?  Non è forse sopraggiunto il momento di introdurre un’imposta che scoraggi movimenti speculativi e pratiche predatorie sui mercati piuttosto che ricorrere a un progressivo aumento dell’IVA (con ricadute indistinte per tutti i consumatori italiani) preventivato nella “clausola di salvaguardia” della finanziaria?


Tante domande che destano seria preoccupazione. Dicembre è alle porte: è tempo di assoluta trasparenza e di risposte concrete su un dossier innovativo con ricadute benefiche per la collettività tutta. Ci aspettiamo che il nostro Governo insieme agli altri Governi europei impegnati in questo percorso sia in grado  di  “dare concretamente seguito” a un impegno assunto  pubblicamente e non più rimandabile.

 

 

 

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