Commissione Bilancio: non perdete l'opportunità per una TTF efficace

 La Campagna ZeroZeroCinque denuncia l'assedio delle lobby finanziarie al Parlamento per bloccare il potenziamento della Tassa sulle Transazioni Finanziarie.

 La Campagna 005 è venuta a conoscenza della pressione ingente esercitata dalla associazioni di categoria (ABI, Assosim, Assogestioni) sui membri della Camera ch in queste ore si accingono all'esame e all'operazione di voto sugli emendamenti concernenti il potenzialmento della (fin qui debole) Tassa italiana sulle Transazioni Finanziarie (TTF) nell'ambito dell'esame della legge di stabilità per il prossimo anno fiscale.

Mantenere - come "suggeriscono" l'ABI&Co lo "status quo" (ovvero la struttura della tassa disegnata dal Parlamento nella scorsa legislatura) e attendere i risvolti del lento negoziato europeo per una tassa europea (in 11 Paesi Membri dell'UE) equivale a tenere in vita una misura inefficace per le sue due finalità ossia sgonfiare i mercati finanziari speculativi e generare un gettito per le casse dello Stato.

Singolare tra l'altro che si invochi l'attesa delle conclusioni del negoziato fra partner europei, mentre fonti delle campagne europee riportano la pressione che le stesse associazioni di categoria esercitano sui Governi al tavolo negoziale con l'intenzione di depotenziare la TTF continentale.

La Campagna ha più volte denunciato come l'attuale applicazione della tassa in Italia presenti gravi lacune normative - una base imponibile ristretta, la tassazione dei saldi netti giornalieri e non delle singole transazioni, l'esclusione delle contrattazioni in regime intraday, intere classi di strumenti derivati escluse o incluse con aliquote disomogenee, numerose esenzioni, ecc. La tassa nella sua debole veste attuale ha per altro generato un gettito ben al di sotto delle aspettative secondo quanto emerge dal bollettino del Ministero delle Finanze per le entrate tributarie da gennaio a ottobre 2013 (159 milioni di euro ad ottobre 2013 a fronte di un gettito di 1.200 milioni previsto per l'intero 2013; il MEF non riporta dati specifici per strumento nè specifica le attività di controllo sulla riscossione dell'imposta).

La Campagna chiede ai parlamentari della Commissione Bilancio di resistere all'assalto lobbystico e di sostenere gli emendamenti (con particolare attenzione all'emendamento 1.866 presentato dagli On. Bobba, Marcon e altri) a favore di una revisione radicale della TTF italiana che prevede una base imponibile ampliata, la tassazione delle singole transazioni (e non più dei saldi giornalieri), l'inclusione del regime intraday, l'adozione dei principi di residenza ed emissione come ulteriore sforzo a prevenire l'elusione della misura fiscale...

Lo chiede la Campagna ZeroZeroCinque, lo chiedono i circa 640.000 cittadini che hanno aderito al nostro appello internazionale per un'efficace TTF in Italia e in Europa. Se si vuole cominciare a proteggere seriamente il futuro della nostra società dalla speculazione finanziaria che ci ha portato sull'orlo del baratro, non vi è altra scelta da fare.

 

 


La battaglia per la TTF in Italia e in Europa: a che punto siamo?

La saga TTFina continua e come qualsiasi battaglia che mina poteri forti non ha vita facile ma alterna vittorie, battute d’arresto e contrattacchi. Proviamo qui a tracciare cosa è successo in questi mesi in Italia e in Europa.

La falsa vittoria in Italia. Alla fine del 2012 lo schema della “TTF” italiana viene inserito nella legge di stabilità (ex finanziaria) per l’anno in corso. Il disegno della “TTF” nazionale proposto dall’esecutivo (ispirato al modello francese introdotto da Hollande nell’agosto 2012) subisce pochi emendamenti in Parlamento.  Al MEF il compito di rendere attuativa l’imposta. 
Più propriamente dovremmo parlare di tre diverse imposte fiscali.
• La prima si applica alla compravendita sul mercato finanziario italiano di azioni e obbligazioni emesse da società italiane quotate in borsa e con capitalizzazione superiore al mezzo miliardo di euro (le cosiddette società grandi capitalizzate o blue chips).
• La seconda si applica alla compravendita di strumenti derivati con sottostante rappresentato per oltre il 50% dalle azioni o obbligazioni delle blue chips.
• La terza colpisce il trading algoritmico ad alta frequenza. Più precisamente, se nel corso di una giornata di contrattazioni un operatore che fa uso di un algoritmo di trading modifica o cancella entro 5 secondi dall’immissione più del 60% degli ordini  giornalieri immessi, l’operatore dovrà versare una tassa dello 0.1% sull’eccedenza.  La tassa vuol così scoraggiare il fenomeno del layering che si configura come una vera e propria manipolazione del mercato con ordini di acquisto o vendita cancellati pochi secondi o frazioni di secondo prima di essere eseguiti, falsando le informazioni sulle reali intenzioni trasmesse ad altri operatori.
Il 1 marzo rappresenta una pietra miliare: entra in vigore la tassa sulle azioni e obbligazioni.  La tassa sui derivati e sulle operazioni ad altra frequenza dovrà seguire a metà luglio, ma il decreto attuativo di via XX settembre presenta dei gap normativi, inconsistenze e incongruenze che vanno rivisitate per cui si arriva al 18 settembre (data intorno alla quale si scatenano le agenzie stampa e l’eco mediatico ritorna a rimbombare) data in cui con un comunicato stampa del MEF si annuncia la rivisitazione del decreto attuativo di inizio anno e quindi le tre “TTF” nella loro stesura finale sono pronte a entrare in vigore dal 5 di ottobre.
Una vittoria? Ci piacerebbe dire: é fatta, finalmente la tanto attesa TTF nazionale vedrà la luce. Purtroppo non è affatto così e l’uso delle virgolette sull’acronimo della tassa non è stato affatto casuale.  Come più volte la nostra Campagna ha messo in evidenza, lo schema della tassa elaborata dai tecnici del MEF appare tutt’altro che solido e ambizioso.  Le debolezze sono tante. Riguardano il sovrastimato gettito che la misura potrebbe portare nelle casse pubbliche, risorse che la campagna chiede di destinare a politiche di lotta alla povertà in Italia, all’aiuto pubblico allo sviluppo e a misure di mitigazione dei cambiamenti climatici. Ma, ancor più preoccupante, la normativa nazionale non risponde alla sua funzione primaria, ovvero non rappresenta un valido strumento di contrasto alla speculazione sui mercati finanziari, di disincentivo al trading ad alta frequenza (completamente scollegato dalle dinamiche e dalle necessità dell’economia reale) e di ridimensionamento del casinò finanziario in cui la finanza internazionale si è da più di un decennio trasformata con gravi conseguenze per i nostri bilanci pubblici e familiari.


Le criticità della “TTF” all’italiana. A cosa si deve imputare questa paradossale innocuità delle tre “TTF” all’italiana nel contrasto alle dinamiche speculative?
La base imponibile è estremamente  limitata, la misura colpisce i saldi giornalieri e non il volume totale delle transazioni effettuate, le posizioni intraday sono esentate. Di fatto la “TTF” nostrana si rivela nella sua ideazione penalizzante per i cassettisti e per investitori che operano in ottica di lungo periodo! Dove sono le misure contro lo short-termismo, il dogma del profitto nell’orizzonte a breve, che la tassa ideale dovrebbe precettare? Solo una microscopica parte degli strumenti derivati è inoltre intercettata dall’imposta (circa il 2% del totale). Paradossalmente le azioni delle blue chips possono ancora essere utilizzate come sottostante di un contratto derivato senza far scattare la tassazione della transazione che lo abbia come oggetto.  Derivati sui dividendi sulle blue chips, derivati sulle commodities, sulle valute, sui CDS, ecc. sono esentati. L’elenco delle esenzioni non termina qui: fuori dalla base imponibile i titoli di stato (strumenti preferiti per attacchi speculativi contro l’Italia negli scorsi anni), esenzioni per diverse istituzioni finanziarie.  La soglia del 60% di ordini cancellati durante una giornata di trading algoritmico oltre la quale scatta la tassa sulle operazioni ad alta frequenza è troppo elevata e non rappresenta una seria minaccia al layering (altrove, come in Germania, del tutto proibito).
Di fronte a tutte queste criticità, è agghiacciante l’impermeabilità del MEF alle proposte migliorative del disegno dell’imposta. Nel corso di quest’anno il Ministero ha lanciato diverse consultazioni “pubbliche” online sulla TTF. Pubblicizzate con comunicati stampa seminascosti, aperte per pochi giorni su contenuti estremamente tecnici e con un’analisi dei contributi pervenuti a dir poco criptica e sommaria. Definirle “pubbliche” è usare più che un eufemismo. L’ultima nell’ordine di tempo è stata la consultazione aperta poco dopo Ferragosto, quando il “pubblico” si godeva le meritate e spesso brevi vacanze. Oggetto della consultazione: le modifiche al decreto ministeriale di febbraio che entreranno in vigore il 5 ottobre. Ora che il decreto modificato è stato reso pubblico, si evince come le modifiche (tassazione della nuda proprietà dei titoli, specifiche sul calcolo del valore del sottostante dei derivati, esclusione dei derivati sui dividendi, ecc.) coincidano di fatto con le proposte ministeriali già rese pubbliche dallo stesso MEF in un documento pubblicato sul sito del Dipartimento Finanze a inizio di agosto. Il contributo di ZeroZeroCinque sono finite nel dimenticatoio senza contraddittorio alcuno.
Alla luce di questa analisi è più che legittimo interrogarsi su quale senso possa mai avere una normativa con così tante lacune da cui è pressoché certo ne derivi un effetto boomerang rispetto agli obiettivi principe per cui una tassa sulle transazioni finanziarie deve essere introdotta.


Il modello di TTF europea: opportunità e contrattacchi. Eppure uno schema di tassa accurato, bilanciato, difficilmente eludibile (e apprezzato dalla campagna ZeroZeroCinque) esiste! E il MEF ne è perfettamente a conoscenza! Ci spostiamo qui in Europa e ci riferiamo alla proposta di direttiva presentata della Commissione Europea, un testo intorno al quale dalla scorsa primavera sono iniziati i negoziati per implementare una TTF sotto la procedura di cooperazione rafforzata. Sfumata l’unanimità in sede di Consiglio Europeo nel 2012 per i veti di alcuni stati membri (il Regno Unito su tutti), la TTF riguarderà 11 Paesi dell’Unione Europea tra cui l’Italia autorizzati  dallo stesso Consiglio ad introdurla.
Ma su questo negoziato europeo il nostro Ministero sta mantenendo un profilo bassissimo. L’unica perplessità palesata dal Ministro Saccomanni riguarda l’inclusione dei titoli di stato nella base imponibile cui l’Italia si oppone con vigore per paura delle ripercussioni sul debito sovrano dell’Italia. Oltre a questo: silenzio! Su un tema che oltre il 60% dei cittadini europei dichiara di considerare cruciale e una misura che l’80% degli europei approva!
I negoziati su questo fronte tra gli 11 Paesi aderenti inutile nasconderlo sono ardui e continuano a vedere l’intromissione anche dei altri Paesi Membri che non ne sono parte. In generale hanno subito un rallentamento estivo in vista delle elezioni tedesche ma sono destinati a riprendere con maggior vigore dalla fine di ottobre.
Un contrattacco sui negoziati europei è comunque improvvisamente arrivato a inizio settembre, quando gli advisor legali del Consiglio Europeo, rispondendo a una richiesta formale di uno degli Stati membri, hanno evidenziato, con un parere non vincolante, alcune perplessità legali su un solo comma della direttiva della Commissione. Il punto in questione è delicato e cruciale per le misure di elusione dell’imposta e il contrasto alla rilocazione del trading business. Riguarda il principio di residenza su cui si basa l’imponibilità della TTF europea a 11. Oggetto della contestazione legale è la possibilità prevista dalla direttiva di estendere la giurisdizione della TTF oltre lo spazio fiscale degli 11 Paesi aderenti alla cooperazione rafforzata, considerando controparti delle transazioni soggette alla TTF anche quelle istituzioni finanziarie registrate fuori dall’area TTF che entrano in una transazione con una controparte europea nell’area della TTF. Esemplificando:  una banca di Londra che acquista un titolo Fiat da una banca tedesca secondo lo schema di tassa della Commissione è considerata “established” in Germania. A questo è da aggiungersi che il principio di residenza è ulteriormente rafforzato dal principio di emissione (anche e quello di residenza è prevalente). Di conseguenza se una banca inglese vende lo stesso titolo Fiat a una banca cinese, le due istituzioni finanziarie sono considerate “established“ in Italia, paese di emissione del titolo. 
Il parere non vincolante del Council for Legal Services del Consiglio Europeo è stato immediatamente contestato dagli esperti legali della Commissione Europea. Fonti del MEF tedesco hanno fatto inoltre trapelare come la Germania (uno dei promotori di maggior traino della proposta europea) non considerino il parere come motivo di rallentamento dei negoziati. E la stampa nostrana? Titoli altisonanti sull’illegalità manifesta della TTF europea, poche, pochissime righe dedicate alle repliche e le rassicurazioni della Commissione.


Bilancio di una battaglia in corso. Dunque a che punto siamo? Uno strumento di riforma della finanza valido e ben disegnato è oggetto di un vivo negoziato europeo. In Italia (e in Francia) entra nel frattempo in vigore una tassa dal disegno debole e con molte lacune che verrebbe comunque armonizzata dalla TTF europea a 11 al momento della sua entrata in vigore su scala regionale. Da una parte la Commissione Europea, convinta sostenitrice della proposta, dall’altra un Ministero delle Finanze, TTF-scettico, permeabile alle lobby e gruppi di interesse e poco intenzionato a rendere pubblico il proprio posizionamento nel negoziato europeo e, ancor più recriminabile, poco propenso alla popolarizzazione del tema e all’apertura alle osservazioni e istanze correttive della cittadinanza organizzata.
La battaglia per il rafforzamento della modesta tassa italiana e per l’implementazione di una solida misura anti-speculazione in Europa è aperta! Una battaglia di civiltà a vantaggio dell’economia reale cui la finanza deve tornare a essere funzionale per il bene di tutti. 

La discutibile consultazione lampo del MEF: il contributo di ZeroZeroCinque

Scarica qui il contributo inviato.

 1 Settembre. Nel personale calendario della campagna ZeroZeroCinque questo giorno   verrà ricordato come la data di entrata in vigore in Italia della “tassa (nazionale) sulle transazioni finanziarie” relativa alla compravendita di strumenti derivati. A parte gli addetti ai lavori, di questa notizia nessuno o quasi avrà sentito niente.
Eppure, nello scorcio del mese appena conclusosi, il MEF è stato scosso da un fermento e dinamismo senza precedenti. A meno di dieci giorni dall’introduzione della “tassa” sui derivati, un comunicato stampa ministeriale avvertiva dell’apertura di  una consultazione pubblica lampo sulle proposte di modifica del decreto attuativo della “TTF” italiana, emanato lo scorso 21 Febbraio. Ne abbiamo parlato in uno dei post precedenti e non smetteremo di recriminare con decisione che l’aggettivo “pubblica” riferito alla consultazione dei cittadini su una materia così delicata risulti pressoché  inappropriato (per usare un eufemismo) al caso. Nove giorni per una consultazione su un testo estremamente tecnico, in extremis sull’introduzione della misura fiscale e con il “pubblico” – nel senso più ampio e unificante di “collettività” – a godere gli ultimi giorni delle meritate vacanze.

Il senso della consultazione? Lasciamo spazio all’immaginazione, ricordando ai nostri lettori che spesso l’immaginario non è tanto distante dalla cruda realtà dei fatti.
La “TTF” nazionale viene introdotta in Italia con la legge 228/2012 (l’ultima draconiana legge di stabilità di montiana memoria). L’attuazione dell’imposta è demandata al MEF e il decreto dell’allora Ministro Grilli arriva puntuale allo scadere del tempo disponibile: il 21 Febbraio. Il 1 Marzo entra infatti in vigore la “TTF” italiana sulle azioni delle società italiane con capitalizzazione in borsa superiore al mezzo miliardo di euro. L’entrata in vigore della tassa sulle transazioni in derivati è prevista per il 1 di Luglio. Il decreto necessita di chiarimenti, alcuni articolati di natura operativa (per esempio la riscossione dell’imposta) necessitano di approfondite spiegazioni, ci sono presupposti che alcune operazioni e alcuni strumenti finanziari siano stati dimenticati  o erroneamente esclusi dall’ambito di applicazione dell’imposta. Il MEF corre ai ripari. L’introduzione della tassa sui derivati slitta (con il DL del Fare) al 1 Settembre, vanno consolidate le modalità di riscossione del gettito. Per i  primi pagamenti di entrambe le tasse (sulle azioni e sugli strumenti derivati) bisognerà aspettare il 16 di Ottobre. 
 
Che senso ha lanciare una consultazione (va da sé, non vincolante) a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’imposta sui derivati? Viene legittimamente da pensare che si vogliano evitare le dimenticanze, omissioni e falle primaverili nello schema dell’imposta. Ma allora i contributi di natura “politica”, semplici riflessioni di cittadini interessati a un serio e strutturale potenziamento del decreto potranno avere davvero valore? O forse avranno maggior peso le osservazioni dalla quotidianità borsistica sottolineati dalle rappresentanze e associazioni di categoria degli operatori e intermediari finanziari?    
Stride, il termine “pubblico” stride nelle nostre orecchie. Lo stesso vale forse per il termine “consultazione”. Quante differenze con le vicine Francia e Germania in cui i ministeri delle finanze si aprono periodicamente a incontri con la società civile, presenziati per la compagine governativa da funzionari di alto profilo, capi di gabinetto e viceministri. Purtroppo siamo lontani da tutto questo.
 
Tornando alla consultazione, la campagna ZeroZeroCinque è riuscita a inoltrare il proprio contributo al MEF. Invitiamo chi fosse interessato a leggerlo e – perché no - inviarci un commento a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..  
Il documento è diviso in due parti. Nella prima  facciamo riferimento al debole disegno della tassa italiana. Base imponibile tutt’altro cha ampia, esenzioni di alcune classi di strumenti e istituzioni finanziarie, esenzione del regime intraday per il trading azionario, calcolo dell’imponibile sulla base dei saldi giornalieri e non sul volume lordo delle operazioni eseguite, misure antilayering blande, ecc. Tanti fattori che non ci fanno esclamare “finalmente, ci siamo!”, tanti motivi che giustificano le virgolette sulla dicitura “tassa sulle transazioni finanziarie” nel nostro odierno articolo. Non è la tassa che le organizzazioni della nostra coalizione sostengono, quella del MEF ne è purtroppo solamente una lontana approssimazione.   
Va riconosciuto con il massimo dell’onestà intellettuale che la prima parte del documento si riferisce più alla legge istitutiva della “TTF” nazionale. Un testo alle cui linee guida il MEF è costretto ora ad attenersi e che è vincolante per il Ministero. La seconda parte del documento risponde invece puntualmente alle specifiche domande della consultazione (su cui il MEF ha il potere di intervenire). Vi invitiamo a leggerle, soprattutto nelle parti di accompagnamento. Ci riferiamo alla trasparenza degli effetti della tassa, ad alcuni dettagli sulla modifica delle parti nei contratti derivati, all’esonero per i sistemi di compensazione e alla richiesta di non esenzione dei derivati sui dividendi.
 
L’autunno comincia così. Con una tassa voluta in fretta e furia, in anticipo sui negoziati europei per una TTF a 11 paesi EU via la procedura di cooperazione rafforzata (cosa meritevole se fosse però ben disegnata), una tassa a nostro avviso lontana dall’ideale e non troppo incisiva.
La campagna quindi continuerà la sua attività tenacemente. Fino a quando una misura efficace di lotta alla speculazione finanziaria e di regolamentazione della finanza come la TTF non verrà potenziata, consolidata ed estesa su scala internazionale. Andremo avanti, ampliando anche tematicamente il nostro lavoro con misure parallele atte a ridimensionare il casinò finanziario e non farne ricadere l’azzardo morale sulla collettività! 

Il proverbiale tempismo del Ministero dell'Economia

Ringraziamo sentitamente il Dipartimento delle Finanze del MEF per la straordinaria possibilità di partecipazione garantita da una consultazione pubblica sull'imposta sulle transazioni finanziarie lanciata il 22 Agosto con chiusura il 30 Agosto (la trovate qui).

Considerato che si tratta di un tema sul quale una campagna promossa da oltre 50 organizzazioni e reti della società civile lavora da più di tre anni e viste le molteplici iniziative e i tanti sondaggi che chiariscono come una forte maggioranza dei cittadini in Italia e in Europa sia attenta al tema e più che favorevole all'introduzione di una tassa dallo schema solido e difficilmente eludibile, troviamo davvero commovente l'attenzione posta dal MEF per favorire la partecipazione.

Ci saremmo aspettati un testo della consultazione pubblicato in finlandese, senza comunicato stampa per annunciarlo, che aprisse alle 3 di notte di Ferragosto per chiudere dopo 20 minuti. E invece il MEF conferma ancora una volta l'estrema attenzione per l'opinione e la voce dei cittadini, garantendo addirittura una settimana di tempo in pieno Agosto per potere inviare commenti tecnici su singoli articoli o sottosezioni di un decreto attuativo (emendamenti al decreto ministeriale dello scorso 21 Marzo). E' evidente a tutti quanto sia semplice intercettare la comunicazione del MEF il 22 Agosto e nel giro di una settimana rispondere a quesiti che necessitano di specifiche competenze tecniche e legislative. Un sentito grazie alla burocrazia ministeriale per l'attenzione posta e l'intelligenza dimostrata con questa importante consultazione pubblica.

Chiediamo scusa per il tono del post, ma visto che il nostro Ministero ci prende in giro, ci sembrava giusto rispondere nello stesso modo.

Seguiranno aggiornamenti balneari sul contributo di ZeroZeroCinque! Buon fine relax a tutti!

La carica dei 350: lettera aperta a Enrico Letta a sostegno della TTF europea

Sono più di 350 sigle – un fronte compatto di organizzazioni sindacali, non governative, ambientaliste, associazioni di movimento da tutti i continenti riunite nella campagna internazionale pro TTF  - a rivolgersi apertamente, in occasione del vertice del Consiglio Europeo (27-28 Giugno), ai capi di Stato e di Governo di Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna (i paesi della cooperazione rafforzata). Il forte richiamo della società civile internazionale ai leader europei è quello di arrivare in tempi brevi a un accordo in Europa su una tassa ben strutturata, dalla base imponibile ampia, difficilmente eludibile, con proventi da destinare a politiche sociali, ambientali e climatiche; di non cedere alle pressioni delle lobby finanziarie che hanno scatenato nelle scorse settimane una controffensiva lobbystica e mediatica contro una misura efficace e non più rimandabile di regolamentazione finanziaria.  Il tempo delle attese è finito! L’Europa faccia da apripista e da esempio per altre nazioni con una propria TTF continentale. I cittadini europei vigileranno sulla risolutezza dei propri leader. Insieme siamo in grado di coprire il controcanto degli araldi spregiudicati del casinò finanziario e di difendere la tanto attesa TTF europea!

I negoziati per la tassa europea sulle transazioni finanziarie (TTF) sotto la procedura di cooperazione rafforzata sono in pieno svolgimento. Dopo il voto favorevole (18 giugno) in Commissione ECON al Parlamento Europeo sull’impianto della proposta di direttiva sulla TTF presentata lo scorso 14 Febbraio dal Commissario A. Semeta agli Stati Membri dell’Unione coinvolti nei negoziati  e in attesa del voto in plenaria a Strasburgo previsto per inizio luglio, le organizzazioni della società civile internazionale hanno deciso di farsi sentire ancora una volta compatte a sostegno del sempre più indispensabile “granello di sabbia da gettare negli ingranaggi della finanza internazionale”.

Di seguito riportiamo il testo della lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta e – per conoscenza - al Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni con l’elenco dei firmatari italiani e internazionali. Il testo della lettera internazionale è inglese ed è lo stesso inviato al Presidente francese Francois Hollande, al Cancelliere tedesco Angela Merkel e agli altri capi di Stato e di Governo della compagine della cooperazione rafforzata.

 

Lettera al Presidente del Consiglio On. Enrico Letta (pdf)

 
 

 

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

www.zerozerocinque.it è redatto dai promotori della campagna.  Contatti | Policy sulla privacy

I contenuti sono sotto licenza Creative Commons Attribution-Noncommercial 3.0 ItaliaCreative Commons License