La TTF in un video!

 

 

 

 

 

 

La Tassa sulle Transazioni Finanziarie

La tassa sulle transazioni finanziarie – TTF – è un'imposta estremamente ridotta, ad esempio dello 0,05%, su ogni compravendita di strumenti finanziari.
Questo non scoraggerebbe i normali investimenti sui mercati, mentre è ben diversa la situazione per chi specula comprando e vendendo titoli nell'arco di pochi secondi o addirittura di millesimi di secondo e che dovrebbe pagare la tassa per ogni transazione. Il peso della tassa diventa progressivamente più alto tanto più gli obiettivi sono di breve periodo. Realizzando 100 operazioni di compravendita sullo stesso titolo dovrei pagare la TTF 100 volte, il che renderebbe l'operazione speculativa economicamente sconveniente.
Non solo. Il mercato dei derivati, con costi delle transazioni molto più ridotte del mercato spot, sarebbe colpito in maniera proporzionalmente maggiore. Al contrario, gli acquisti realizzati con orizzonti di lungo periodo non subirebbero effetti apprezzabili. Questo significa che piccoli risparmiatori, fondi pensione e altri investitori istituzionali trarrebbero beneficio dall'imposta il cui peso ricadrebbe su attori altamente speculativi quali gli hedge fund.
In altre parole la tassa rappresenta uno strumento di straordinaria efficacia nel contrastare il “casinò finanziario” e per riportare la finanza al suo ruolo originario: non un fine in sé stesso per produrre denaro dal denaro nel più breve tempo possibile, ma un mezzo al servizio dell'economia e della società.
La TTF si limita ai mercati finanziari. Altri trasferimenti, come i pagamenti per beni e servizi, le prestazioni lavorative, le rimesse dei migranti, i prestiti interbancari e ogni operazione delle banche centrali non verrebbero tassati in alcun modo.
La dimensione della finanza è tale per cui anche un'imposta dello 0,05% permetterebbe di generare ogni anno un gettito di 200 miliardi di euro nella sola Europa e di 650 miliardi di dollari su scala globale, da destinare al welfare, alla cooperazione allo sviluppo e alla lotta contro i cambiamenti climatici.

 

 

 

 

 

Domande Frequenti (FAQ)


Abbiamo raccolto le principali domande - e risposte - sulla Tassa sulle Transazioni Finanziarie. Se ne avete altre o per ogni chiarimento ai vostri eventuali dubbi, curiosità e perplessità, contattateci all’indirizzo mail della campagna: info@zerozerocinque.it




Che cos’è una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF)?

La TTF è una piccola tassa che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari. Si applicherebbe in particolare a ogni transazione finanziaria perpetuata attraverso lo scambio di azioni, di contratti futures o di qualunque altro strumento finanziario scambiato fra operatori attivi sui mercati.
 

A quali operazioni finanziarie verrebbe applicata la TTF?

La tassa riguarderebbe tutte le transazioni finanziarie (scambi di azioni, obbligazioni, scambi valutari e contratti derivati) sia sui mercati regolamentati che over the counter (OTC)
Si applicherebbe limitatamente alle transazioni fra attori operanti abitualmente sui mercati finanziari. Le transazioni come pagamenti per beni e servizi, prestazioni lavorative, rimesse all’estero non sarebbero soggette alla TTF.
Prestiti interbancari a breve termine e tutte le ordinarie operazioni bancarie (prelievi, versamenti, bonifici, ecc.) sarebbero esclusi dall’applicazione della tassa.

 

Qual è il legame fra la TTF e la Tobin Tax?

La Tobin Tax (proposta dall’economista James Tobin negli anni Settanta) è una tassa che riguarda esclusivamente gli scambi di valuta. Con la TTF verrebbe ampliato il numero delle transazioni tassabili e con un tasso inferiore a quello della Tobin.

 

Quali sono i tassi proposti e a quanto ammonterebbe il gettito della TTF?

I tassi proposti variano dallo 0,01% allo 0,5%. In generale non viene proposto un singolo tasso universale, ma lo si presume variabile a seconda del tipo di transazioni interessate.

In ogni caso la tassa è configurata in modo tale che gli investitori a lungo termine ne risentano solo in un arco di tempo molto lungo (per esempio in occasione dell’acquisto e della vendita di azioni in loro possesso. 

La tassa è inoltre ideata in modo da avere un impatto lieve sui trader occasionali, mentre intercetterebbe scambi di natura speculativa perpetuati per esempio da trader giornalieri (che eseguono un numero elevato di operazioni spalmate su un arco temporale anche di poche ore se non meno), rendendoli meno convenienti.

Il gettito globale dipenderebbe dal tasso imposto e dall’applicazione della TTF su scala internazionale. Se la tassa venisse applicata globalmente allo 0,05% si stima (Austrian Institute for Economic Research) che il gettito possa attestarsi fra i 500 e i 1000 miliardi di dollari l’anno anche a fronte di una potenziale riduzione di circa il 65% delle attività finanziarie conseguente all’introduzione della tassa.

 

E’ tecnicamente complicato prelevare la tassa?

Le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo vengono registrate su piattaforme elettroniche come lo SWIFT e il Continuous Liked Settlement Bank (CLS Bank). Basterebbe dunque un apposito software per prelevare l’imposta e versarla in automatico (per ogni operazione effettuata) all’ente preposto a raccogliere il gettito.

 

Chi applica la tassa e chi raccoglie il gettito?

Se la TTF fosse introdotta in un primo momento a livello dei singoli paesi, le rispettive autorità nazionali ne controllerebbero ogni aspetto e deciderebbero autonomamente se e quanto utilizzare del gettito raccolto per progetti internazionali. Questo potrebbe essere uno scenario iniziale. Nella auspicabile prospettiva dell’introduzione della tassa su scala globale, si dovrà andare verso la definizione di un ente sovranazionale (preferibilmente inquadrato nel sistema delle Nazioni Unite) che soprassieda a ogni fase dell’applicazione della TTF con poteri di controllo e di intervento in caso di infrazioni.

 

 

Quale sarebbe la destinazione del gettito raccolto? 

Parte del gettito raccolto (potenzialmente il 50%) verrebbe impiegato per ridurre il debito pubblico e per compensare le enormi spese pubbliche (pagate con i soldi dei contribuenti) degli ultimi mesi risultate necessarie per salvare il sistema bancario e finanziario nonché al sostegno al reddito e all’occupazione e alla mitigazione delle criticità sociali acuitesi con la crisi.

Un’altra parte del gettito verrebbe destinata in aiuti ai paesi più poveri del pianeta e rappresenterebbe una risorsa di importanza fondamentale per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalla comunità internazionale nel 2000.

In maniera ancora più generale, parte del gettito raccolto con la TTF potrebbe essere utilizzata per il finanziamento dei Beni Pubblici Globali. Parliamo di quei beni – dalla biodiversità alla tutela del clima fino alla stessa stabilità finanziaria – che interessano l'insieme dell'umanità e che nessun governo è in grado di assicurare autonomamente.

 

 

Perché i tempi per una TTF sono maturi?

 

C’è un deficit di risorse economiche. Il bisogno da parte dei governi di reperire risorse non è mai stato così elevato. Servono ingenti somme per abbattere i deficit pubblici, stimolare l’economia reale e le politiche sociali. Vanno reperite risorse per finanziare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e misure addizionali per far fronte ai cambiamenti climatici.

Il sistema finanziario è al momento sottotassato. Nonostante abbia vissuto una fase di ampia espansione negli ultimi decenni fino ad arrivare a occupare la posizione di attore economico di primissimo piano, il settore finanziario contribuisce marginalmente ai bilanci degli Stati, pur trovandosi sempre più spesso (e non solo nelle ricorrenze di crisi cicliche) tra i responsabili delle difficoltà economiche cui gli Stati devono far fronte.

Il sistema finanziario deve pagare la sua parte! Le persone non devono pagare due volte i costi di una crisi scatenata dalla finanza. Nei prossimi anni (e anche prima) i governi avranno bisogno di incrementare le proprie entrate e trovare una via d’uscita dalla recessione. Nella previsione di impopolari aumenti delle tasse sul reddito, della tassazione indiretta (IVA e tasse sul patrimonio) o dell’aumento di premi per assicurazioni contro la disoccupazione, l’immediato ampliamento della base imponobile, con l’inclusione del settore finanziario, sembrerebbe la migliore opzione possibile per attenuare i costi sociali della crisi.

 

 

 

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