Tassa sulle Transazioni Finanziarie all’Italiana: un’occasione persa?di Damiano Sabuzi – Action Aid
Riepiloghiamo gli eventi per capire come siamo arrivati in Italia ad introdurre una Tassa sulle Transazioni Finanziarie, o più comunemente (ma impropriamente) detta Tobin Tax. Il 28 settembre 2011 la Commissione presenta al Consiglio una proposta di direttiva riguardante "un sistema comune di tassazione delle transazioni finanziarie" (TTF o FTT). Secondo la Commissione europea, una FTT potrebbe disincentivare l’assunzione di rischi troppo elevati da parte degli operatori e, quindi, moderare il rischio sistemico. La proposta della Commissione prevede che ciascuno Stato membro introduca una imposta sulle operazioni finanziarie pari ad almeno lo 0,1 per cento del controvalore scambiato per le operazioni finanziarie a pronti e ad almeno lo 0,01 per cento del valore nozionale per le operazioni in derivati. L’imposta si applica agli scambi in cui almeno una delle controparti (ossia il committente finale) sia stabilita in uno Stato membro e sia coinvolto un ente finanziario che ha sede nell’Unione; per quanto riguarda il prelievo la proposta europea non prevede una differenziazione delle aliquote in funzione del grado di regolamentazione del mercato in cui avviene lo scambio. Per opposizione di alcuni membri della UE, la proposta della Commissione non ha fatto passi in avanti per l’introduzione della TTF nei 27 Stati membri dell’Unione. Pertanto, su forte spinta e determinazione di alcuni stati europei (Germania e Francia in primis), a giugno 2012 in occasione del Consiglio Ecofin e del vertice dei Capi di Stato e di Governo si è cominciata a fare strada la proposta di andare avanti attraverso la cooperazione rafforzata, permettendo così di introdurre la TTF solo in alcuni degli Stati dell’UE. Nella successiva riunione Ecofin del 9 ottobre 2012, ben 11 Stati membri (Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna), si dichiarano pronti a procedere alla cooperazione rafforzata in materia. Con un’inaspettata tempestività, il 16 ottobre 2012, il Governo italiano ha inserito nel disegno di legge "Stabilità 2013" un’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie (TTF) pari allo 0,05%. Sulla base delle analisi delle transazioni del 2011, il Governo ha infatti stimato che l’istituzione di questa imposta produrrà gettito annuo di 1.088 milioni di euro. Soldi che potranno essere utilizzati per contrastare la povertà in Italia e nel mondo? Purtroppo il Disegno di Legge non contiene nessun riferimento alla destinazione del gettito. Il testo definitivo della Legge di Stabilità, modificata dallo stesso governo e approvata dal Parlamento, è ancora più deludente. Innanzitutto, i derivati vengono esonerati dall’applicazione della TTF, salvo quelli sulle azioni, che in Italia rappresentano solo il 2,7% di tutti i derivati che non figurano nei listini di borsa. Con questa clausola, non solo vengono meno gli intenti principali del legislatore, cioè frenare la speculazione finanziaria, ma viene anche ridotta di fatto la base imponibile, sebbene una variazione nelle aliquote ha cercato di fare da contraccolpo per garantire comunque le entrate di cui il Governo ha bisogno per la copertura di bilancio. La tassa inoltre non aiuta ad arginare il fenomeno dell’high frequency trading, ossia le operazioni più altamente speculative, ed è stata introdotta l’esenzione dei fondi pensione, lasciandoli soggetti alle attività speculative a breve termine. Uno degli elementi invariati invece è la destinazione del gettito: non è prevista alcuna destinazione specifica per obiettivi di utilità pubblica. I proventi - probabilmente - della TTF saranno quindi semplicemente imputati come risorsa aggiuntiva a copertura di bilancio. Per una volta avevamo sperato che l’Italia fosse capofila di un cambio di rotta e invece la normativa che regola la tassa sulle transazioni finanziarie rappresenta solo una goccia nell’oceano di quelle riforme necessarie per riportare la finanza al servizio dell’economia reale. Da parte sua l’Europa il 22 gennaio 2012 ha autorizzato formalmente l’avvio della cooperazione rafforzata dando così il via libera all’introduzione della TTF negli undici paesi europei. Forse collaborando alla definizione della tassa europea con i nostri vicini di casa virtuosi potremo tornare sui nostri passi ed attuare una VERA Tassa sulle Transazioni Finanziarie sia a livello nazionale sia a livello europeo? Noi ci speriamo! Crollo Saipem, mercati finanziari e "Tobin Tax"di Leonardo Becchetti - ordinario di Economia Politica - Università Tor Vergata, Roma
Quasi il 60 percento degli scambi sui mercati finanziari avviene ormai attraverso algoritmi di trading automatico che giocano su differenze di millisecondi. Fenomeni patologici come i flash trades (ordini postati e non eseguiti per influire il comportamento degli operatori) e dell’interposizione di operatori che hanno vantaggi di qualche millisecondo per fare aumentare i prezzi quando vedono in anticipo gli ordini postati da qualche grande intermediario sono stati ampiamente documentati dai media (ricordiamo l’inchiesta di repubblica.it più volte citata) e denunciati dalle autorità competenti.
MPS, derivati e “Tobin Tax”di Nicola Ciampoli – Economista Università Tor vergata Alla luce dell’ultimo scandalo finanziario “nostrano” è legittimo chiedersi come un’adeguata Tassazione delle Transazioni Finanziarie possa contribuire a migliorare i mercati finanziari. Cominciamo con il costatare che il sistema bancario italiano non è certo immune al fascino della finanza creativa, tanto che proprio la più antica banca del mondo in attività, Banca Monte dei Paschi di Siena, nata nel 1472 per supportare l'agricoltura e la pastorizia in Maremma, ovvero l’economia più “reale” a cui potremmo pensare, è oggi accusata di aver manipolato i propri bilanci attraverso l’impiego fraudolento degli strumenti finanziari con il più alto grado di rischio in circolazione: i derivati OTC. Ma cosa significa OTC? OTC è acronimo di Over The Count e sinonimo di “segreto”. Le operazioni OTC sono operazioni fantasma che non lasciano tracce in quanto nessun operatore, tranne le controparti che hanno sottoscritto la transazione, può venirne a conoscenza. Sono a tutti gli effetti degli affari privati. Ne consegue che gli azionisti, i dipendenti, le autorità di controllo, gli obbligazionisti e gli altri creditori dell’azienda (in una parola gli stakeholder) non hanno alcuna possibilità di conoscere l’esistenza, la natura, l’ammontare e la tipologia delle operazioni OTC sottoscritte dal management, se non spontaneamente rese note da quest’ultimo. E’ quindi legittimo immaginare che la vicenda che ha visto protagonista la MPS, ovvero la sottoscrizione di un derivato capestro e segreto, sia un episodio isolato, un caso patologico. Ma purtroppo non è così, si tratta invece di una cattiva prassi diffusa nel sistema bancario. Infatti, il mercato dei derivati OTC è di sicuro la piazza finanziaria più grande al mondo, che vale dieci volte la capitalizzazione di borsa mondiale e con un valore nozionale 10.000 miliardi di Dollari solo in Italia[1]. In sostanza, il mercato dei derivati OTC rappresenta il luogo di scambio prediletto dai professionisti della finanza (le c.d. istituzioni finanziarie) ed ha senza dubbio caratterizzato la “moderna” finanza degli ultimi vent’anni che ci ha condotto nella disastrata situazione economica che stiamo sperimentando. In un tale contesto, l’approvazione di una Tassazione sulle Transazioni Finanziarie, sia a livello europeo che nazionale, rappresenta un importante passo avanti nella giusta direzione, anche se siamo solo all’inizio del percorso. Basti pensare, ad esempio, alla maggiore trasparenza che una TTF disegnata in modo ottimale può generare. Infatti, se l’operazione “Alexandria” fosse stata assoggettata a tassazione, probabilmente il suo occultamento sarebbe risultato più difficoltoso al management che, in ogni caso, sarebbe stato oggetto di più attenti controlli sia dagli organi interni che esterni all’azienda, con un inevitabile aggravio di responsabilità. Sotto profilo quantitativo, si noti come, secondo l’attuale formulazione della “tobin tax” introdotta in Italia, il derivato “Alexandria” sottoscritto da MPS è esente dal pagamento dell’imposta poiché si tratta di un derivato avente come sottostante i tassi d’interesse e non i titoli azionari, così come la maggior parte dei derivati OTC. Inoltre, anche qualora si fosse trattato di un derivato assoggettabile alla “tobin tax” italiana, sarebbe comunque scattato il limite dei 100.000 euro oltre il quale la tassa è sempre e comunque pari a 200,00 euro[2], nonostante il criterio della progressività imposto al sistema tributario italiano dall’art. 53 della Costituzione. E’ chiaro quindi come l’approvazione della FTT costituisca più un punto di partenza che un punto di arrivo, così com’è altrettanto evidente come la FTT vada integrata e completata con altre importanti riforme del sistema finanziario che la rendano altresì una misura più efficace. Tra le altre, ricordiamo la migrazione delle operazioni OTC verso mercati regolamentati o, comunque, più trasparenti (ad esempio, clearing houses) e l’applicazione della c.d. “Volcker rule” che prevede la separazione tra l’attività bancaria classica e quella più tipica delle banche d’investimento, impedendo alle banche di deposito di investire capitali propri in transazioni in borsa, investimenti in derivati e partecipazioni in hedge fund quote superiori al 3%. Via libera dell'Europa alla Tassa sulle Transazioni Finanziarie
22.01.2013 - Si è svolta questa mattina a Lussemburgo la riunione del Consiglio Ecofin dell'Unione Europea con all'ordine del giorno la discussione circa l'introduzione di una Tassa sulle Transazioni Finanziarie attraverso il meccanismo della cooperazione rafforzata. "Il voto di oggi rappresenta un chiaro messaggio politico; le maggiori economie dell'area euro sono pronte a chiedere al settore finanziario di pagare per i danni che ha provocato. È’ un esempio che il resto d'Europa e del mondo dovrebbero seguire” sottolinea Andrea Baranes portavoce della Campagna ZeroZeroCinque “Una corretta Tassa sulle Transazioni Finanziarie rappresenta un primo passo per contribuire ad arginare gli effetti del casinò finanziario, riportando la finanza al servizio dell'economia reale e delle persone e contribuendo a ridurre le disuguaglianze sociali” aggiunge Baranes. “Riteniamo inoltre questo voto significativo anche per rafforzare la TTF in Italia, che sebbene sia stato un importante segnale dell'Italia all'Europa, presenta ancora dei “buchi” normativi che devono essere assolutamente rivisti e colmati per una efficace implementazione della tassa ” conclude Baranes. Una Tassa sulle Transazioni Finanziarie applicata negli 11 Paesi europei produrrebbe un gettito di 37 mld di euro (1). La Campagna ZeroZeroCinque ribadisce l’importanza di una giusta destinazione del gettito della TTF. Oltre alla spesa sociale domestica per alleviare le conseguenze della crisi economica in Europa, una parte significativa della TTF deve essere utilizzata per la lotta contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo e per misure di contrasto al cambiamento climatico. (1) Stima dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW) Scarica il file Riportiamo di seguito i Podcast di tre interviste radio
20.01.2013 Intervista ad Andrea Baranes su Radio Cooperativa Padova
La Tassa sulle Transazioni Finanziarie all'italiana? È solo un punto di partenzaLa Campagna ZeroZeroCinque: per la prima volta in Italia viene introdotta una tassa sulle transazioni finanziarie ma questa norma non può bastare per contrastare efficacemente la speculazione finanziaria e la finanza casinò. Roma 21.12.2012 - Con l’approvazione della legge di stabilità, arriva l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie, ma con la nuova formulazione “minimalista” presentata dal Governo in corso di dibattito parlamentare, che ha chiaramente ceduto alle pressanti richieste delle lobby finanziarie, tese a ridurre l'efficacia di applicazione di questa tassa. Il tutto è avvenuto nel giro di poche ore, complice la frenetica accelerazione del dibattito parlamentare di fronte a un Governo dimissionario, che ha annullato di fatto quell'opportuno confronto parlamentare richiesto dalla Campagna ZeroZeroCinque, sostenuta da oltre 50 organizzazioni della società civile (sindacati, ong, associazioni di cittadini). La TTF è stata presentata dal premier Monti come una tassa anti-speculazione, ma guardando nel dettaglio le norme adottate, si notano molti rilevanti limiti. - La tassa - si legge - sarà applicata al “valore del saldo netto delle transazioni regolate giornalmente, relative al medesimo strumento finanziario e concluse nella stessa giornata operativa da un medesimo soggetto, ovvero il corrispettivo versato”. Questa norma non aiuta ad arginare il fenomeno dell’high frequency trading, ossia le operazioni più altamente speculative: la tassa deve applicarsi alla singola operazione e non al saldo netto di fine giornata come previsto nell’attuale normativa. - Risulta inopportuna la prevista esenzione dei fondi pensione. Al contrario, l’applicazione della tassa a questi fondi ne avrebbe permesso una stabilizzazione nel lungo periodo tutelandoli da attività speculative a breve termine (1). I fondi pensione i gestori hanno un conflitto d’interesse che li porta a fare troppe transazioni e la stessa UE nelle sue simulazioni ritiene non valida l’idea di esentare i fondi pensione. E il gettito di questa TTF? Andrea Baranes, portavoce della Campagna ZeroZeroCinque, spiega che “non è stata prevista alcuna destinazione specifica del gettito ad obiettivi di utilità pubblica, la TTF è stata chiaramente voluta come risorsa aggiuntiva a copertura di bilancio. Come Campagna chiediamo invece che il gettito sia vincolato alla promozione di politiche per il welfare, per la cooperazione internazionale e per la lotta ai cambiamenti climatici. Tanto deve essere ancora fatto – conclude Baranes - sia per migliorare la TTF sia in termini di altre misure necessarie (dalla trasparenza sui mercati alla chiusura dei paradisi fiscali, alla separazione tra banche commerciali e banche d'affari a molte altre misure) per chiudere il gigantesco casinò-finanziario che ci ha trascinato nell'attuale crisi. Solo così potremo realmente combattere la speculazione finanziaria e riportare la finanza al servizio dell'economia reale e delle persone e non il contrario come avviene oggi”. Sulle questioni aperte la Campagna ZeroZeroCinque, in quanto coalizione di associazioni di cittadini che rappresentano un gran numero di utenti, consumatori e investitori, chiede impegni concreti a candidati e forze politiche già a partire dalla prossima campagna elettorale. Contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; cell. 3666274363 NOTE: (1) Si veda la recente pubblicazione “No Exemption. The Financial Transaction Tax and Pensions Funds” http://www.sustainablefinancialmarkets.net/wp-content/uploads/2012/12/No_Exemption.pdf (2) http://www.bancaditalia.it/media/comsta/2012/Comunicato-OTC-30-giu-12.pdf Altri articoli... |
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